La consultazione dei prossimi mesi sul progetto di riapertura dei navigli potrebbe costituire l’occasione per fare esprimere i cittadini non solo sulle decisioni definitive e proposte all’approvazione, ma di coinvolgerli “durante” il processo di definizione delle decisioni stesse, sugli obiettivi da raggiungere e su soluzioni alternative per conseguirli.
La consultazione è anche l’occasione, a fronte di un progetto molto complesso, di dare un parere sul suo valore paesaggistico, ambientale, idraulico economico.
A questo proposito, facciamo un passo indietro per ricordare che il tema “navigli” ha acquistato un ragguardevole peso politico-amministrativo a seguito del risultato del referendum di iniziativa popolare del 2011.
Come molti ricorderanno, il quesito sui navigli approvato dai milanesi era: "Volete voi che il Comune di Milano provveda alla risistemazione della Darsena quale porto della città ed area ecologica e proceda gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi sulla base di uno specifico percorso progettuale di fattibilità?" Visto il risultato al 95% favorevole, il Comune, nel pieno del clima effervescente pre-Expo, provvide sollecitamente alla risistemazione della darsena.
Per quanto riguarda la seconda parte del quesito, il Comune firmava una “Convenzione Quadro” con il Politecnico di Milano (DAStU), concernente “lo svolgimento di attività scientifica e tecnica, con il supporto tecnico della MM, finalizzate allo studio di fattibilità della riapertura dei navigli, nell’ambito della riattivazione del sistema complessivo dei navigli e della sua navigabilità”. Da un semplice confronto della Convenzione di cui sopra con il quesito referendario si può notare che il generico proposito della “riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi” era diventato, nello studio affidato al Politecnico, la precisa richiesta di valutare la fattibilità della “riapertura dei navigli” e della loro navigabilità.
A questa richiesta il gruppo di lavoro del Politecnico ha poi risposto con la proposta di opere da realizzarsi esclusivamente nell’ambito dei confini amministrativi del Comune di Milano. E’ probabile che molti cittadini che hanno votato Sì al referendum del 2011 non si sarebbero aspettati che il loro voto avrebbe portato a tali esiti.
In effetti, per conseguire l’obiettivo della “riattivazione idraulica” indicato nel quesito referendario, sarebbe sufficiente attuare il progetto dell’Ing. Maurizio Brown della MM, il quale prevede di riconnettere la Martesana al sistema Naviglio Grande-Pavese Darsena (previa separazione delle acque del Seveso da quelle della Martesana) con una tubazione di diametro adeguato posata nel sottosuolo con la tecnica dello spingi-tubo (cioè senza scavi, il che garantirebbe anche il mantenimento della viabilità su almeno due corsie). Questa soluzione contribuirebbe anche a risolvere una parte dei gravi problemi idrografici del Nord-Est Milano, di cui sono esito le frequenti esondazioni del Seveso.Inoltre consentirebbe di procedere alla riapertura di tratti non necessariamente consecutivi del naviglio, garantendo in ogni caso l’alimentazione idraulica e quindi la presenza di acqua corrente. In più, tramite la pre-esitente connessione con la roggia Vettabbia, permetterebbe di recuperare le acque della Martesana per irrigare il vasto comparto agricolo delle Abbazie Cistercensi e degli Umiliati del Sud Est Milano. Se la consultazione riguardasse solo questa opera non avremmo dubbi nel dare il nostro sostegno.
Ma anche la riapertura del tratto di naviglio fra il Ponte delle Gabelle e Via Fatebenefratelli, ove la sede originaria del naviglio può essere recuperata e il paesaggio urbano circostante è rimasto miracolosamente inalterato, merita la nostra massima attenzione; come pure la merita la riapertura del bacino antistante la storica Conca di Viarenna e la riconnessione della Conca con la Darsena sotto Via Gabriele d’Annunzio, richiesta nel 2011 dai promotori del quinto quesito del referendum nella prospettiva di trasformare la Darsena in un porto turistico per valorizzare l’idrovia Locarno-Milano-Venezia, in avanzata fase di progettazione e attuazione.
Un voto consapevole dei cittadini, positivo o negativo che sia, sembra invece difficile ottenerlo se l’oggetto del voto dovesse riguardare in blocco tutte le opere previste nella prima fase di attuazione del progetto del Politecnico, cioè la riconnessione idraulica di cui sopra e la riapertura delle cinque tratte dei navigli a partire dalla Cassina di Pomm fino alla Darsena. Si rischierebbe infatti di avere un voto “falsato” dal sentimento del valore storico, affettivo e simbolico dei navigli: un voto che sottintende l’attesa di risultati che difficilmente potrebbero essere conseguiti, con il rischio di un contraccolpo negativo del consenso a opere eseguite.
Per ottenere un voto consapevole, riteniamo che sarebbe opportuno suddividere il progetto in parti omogenee: una riguardante la connessione idraulica Naviglio Martesana – Darsena e altre riguardanti le diverse tratte dei navigli che dovrebbero essere riaperte, con particolare attenzione alle due sopraindicate. Ciascuna parte dovrebbe essere illustrata separatamente, indicandone l’utilità, il costo e i valori paesaggistici attesi, in modo da rendere evidente ai cittadini il “valore aggiunto” che deriverebbe dalla loro realizzazione.
Potrebbe inoltre essere chiesta ai cittadini un’opinione sul requisito della navigabilità dei navigli nel centro città.
A questo proposito il prof. Emilio Battisti, autorevole componente del gruppo di lavoro che ha redatto lo studio di fattibilità del Politecnico, ha messo in evidenza che, se si vuole soddisfare il requisito della navigabilità, il dislivello tra la sommità della banchina e il piano del l’acqua dovrà essere, in diversi tratti, superiore ai tre metri di altezza, per l’effetto combinato delle conche e della luce necessaria per consentire alle imbarcazioni di passare sotto i numerosi ponti che attraverseranno il naviglio. “Verrà quindi notevolmente limitata la percezione dell’acqua dagli edifici che vi si affacciano e, allo stesso tempo, quella dello scenario urbano da parte dei passeggeri delle imbarcazioni che vi navigheranno”, conclude Battisti, avvertendoci anche che: a) l’abbassamento del piano dell’acqua potrebbe condizionare l’impianto paesaggistico; b) rinunciando alla navigabilità la spesa per la riapertura dei navigli si ridurrebbe di circa il 25%. (1)
Potrebbero infine essere sottoposte ai cittadini delle alternative (sostitutive o temporanee) in attesa della eventuale riapertura della cerchia dei navigli. Ad esempio, al fine di non perdere i benefici ambientali che si otterrebbero con la ricostruzione dei navigli (tipo la riduzione del traffico e dell’inquinamento e rumore che ne deriva), potrebbe essere ipotizzata la realizzazione di una lunga aiuola che, seguendone il percorso, riproduca l’impronta del naviglio perduto, coltivandone la memoria.
Note(1) Vedi Vol. 1 Studio di Fattibilità – punto 1.6.2.7
Qui la documentazione dal portale del Comune di Milano