Incontro 2024-10-06 "POLEMOS: ineliminabilità della guerra e strategie di pace" Natoli Salvatore

Difficile commentare una relazione di Natoli così densa e la discussione che ne è cominciata.

Sulla Guerra tra Natura e Cultura trovo lo stesso rapporto che c’è tra sesso e amore nel coito, per cui la naturale ferocia animale si è andata caricando di proprietà culturali umane, sia per quanto riguarda certe crudeltà e tentativi di giustificazione e sia per i rimedi posti in essere, come l’istituzione di apparati governativi e giudiziari statali, per prevenire, reprimere e sanzionare le violenze private o di gruppo (come detto da Natoli).
E come l’amore ingentilisce il sesso, un sofisticato Galateo (citato da Natoli), come quello consegnato alle reclute all’inizio del servizio militare in Marina, può addolcire l’istinto umano alla violenza.
Invece per quanto riguarda il rapporto tra guerra difensiva e aggressiva (reattiva e proattiva per Natoli) noto che, per lo shock del Nazifascismo, nel dopoguerra la Reductio ad Hitlerum di ogni contesa ha motivato tante guerre preventive, dalla Corea all’Ucraina, per contenere la vera o presunta espansione dell’avversario.
Per cui il "diritto alla difesa" (vis pacem para bellum), insieme alla ambigua “lotta per la pace”, è divenuto il principale fattore bellico, a partire dagli accordi anti missili nella Guerra Fredda fino alla endemica “Tragedia delle Grandi Potenze”. 

Ma anche se la Guerra è ineliminabile le guerre potrebbero essere prevenute, represse e sanzionate da adeguati apparati governativi e giudiziari sovra nazionali, come fu per la violenza locale dagli Stati, e tenendo conto che con la globalizzazione e la crisi climatica del Pianeta, in attesa di una invasione marziana, ogni guerra vada ritenuta “civile” (come detto da Natoli)

Sulle strategie di pace, per arrivare al disarmo riorientando gli apparati industriali interessati, sebbene anche secondo Dario Fabbri importino i sentimenti di prepotenza o di frustrazione dei Popoli, è necessario rimuovere almeno le cause materiali dei conflitti, denunciate dalla “Tragedia dei beni comuni (commons)”, con l’istituzione di un Demanio Mondiale garantito dalla Costituzione della Terra.

Sembrano utopie, ma oggi utopia è illudersi di poter continuare così, senza che l’Umanità si suicidi.