3 anni fa
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Il nostro glossario definisce così epistocrazia:

Teoria secondo la quale solo le persone competenti devono avere il potere politico. Nell’accezione generale essa è condivisibile ma se si intende in senso forte essa prelude all’oligarchia e questo non è accettabile. Le teorie epistocratiche sono in espansione a causa della crisi mondiale delle istituzioni. Lo spirito del nostro glossario ci dice che non possiamo accettare l'epistocrazia nella sua accezione oligarchica.

Prendiamo in considerazione quella espansione delle teorie. Forse mi hai già sentito citare il titolo 10% Less Democracy: Why You Should Trust Elites a Little More and the Masses a Little Less, libro nel quale l'economista Garett Jones nel 2020 sostiene seriamente la tesi che per far fronte alla crisi mondiale delle istituzioni quello che ci serve è una riduzione della democrazia.

Così Jones porta avanti il discorso a favore dell'epistocrazia lanciato dal suo collega Jason Brennan, il cui libro del 2016 Against Democracy ha reso noto la parola epistocracy che prima non compariva nei dizionari della lingua inglese. Tocca diversi argomenti che anche noi abbiamo toccato nelle nostre discussioni, magari con un'idea diversa, per esempio dicendo che i mandati devono durare più a lungo.

O ancora Jones mette in epigrafe Rousseau e noi in qualche incontro abbiamo parlato dell'idea di Rousseau che il diritto di voto implica la responsabilità di informarsi bene, che si potrebbe mettere in discussione chi si merita il diritto di voto. E oggi proprio sul diritto di voto è in atto un grosso contenzioso negli Stati Uniti.

Ma anche senza leggere il libro di Jones (forse meno importante di quello di Brennan) possiamo trarre beneficio dalla contemplazione del titolo. La questione della fiducia data alle elite è da tempo parte di una crisi epistemologica su diversi fronti. Dopo le manipolazioni di Cambridge Analytica non sembra realistico parlare di opinione pubblica. La negazione della scienza e l'abbraccio delle teorie del complotto sembrano minare le basi dei patti sociali che prima sorreggevano le istituzioni delle società d'Occidente.

Questo era anche il grido di Tom Nichols del 2017 ne The Death of Expertise che è stato tradotto verso l'italiano come La conoscenza e i suoi nemici. L'era dell'incompetenza e i rischi per la democrazia ma confesso che pochi tra gli italiani che incontro l'hanno letto. Importante però è capire che esiste una sorta di consensus tra analisti di 'destra e sinistra' politiche sui danni della crisi epistemologica. D'altronde la stragrande maggioranza delle relazioni sociali odierne è di proprietà privata di una manciata di aziende immani, i cui proprietari propongono soluzioni oligarchiche come sviluppo auspicabile alla gestione di queste masses non degne di fiducia.

Altri, meno ricchi, inneggiano alla meritocrazia come antidoto all'orgogliosa ignoranza che sembra la carta vincente in un contesto di autocrazia e tentazioni oclocratiche, come il tentato golpe del 6 gennaio. Ma la meritocrazia com'è praticata rappresenta meramente un tentativo di preservare il sistema di privilegio che ha portato alla perdita di fiducia nella conoscenza condivisa dagli esperti.

In questo modo il complottismo diventa una sorta di profezia autorealizzante: la forma democratica non regge perché non gode della fiducia. È chiaro che dobbiamo studiare in fretta un nuovo sistema per avere una conoscenza collettiva basata sulla partecipazione in una realtà largamente condivisa da opporre alle numerose visioni dell'oligarchia risolutiva, teorie che si stanno espandendo troppo. Quale forma intelligente (non smart) ci può dare questo?

avatar Giulio Beltrami 3 anni fa
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Quello che scrivi è meno grave se si concepisce la democrazia come il regime che previene il peggio, piuttosto che garantire il meglio. Peraltro...
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Ho aperto una discussione anche qui:  https://www.facebook.com/groups/PSPUfficiale/posts/3885973991511418/   perché ritengo l'argomento molto...