I ciclisti e il rispetto delle regole

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Andrea Giorcelli

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Uso la bicicletta in città da sempre, in questo periodo sto anche andando in ufficio in bicicletta, sono circa 24 km andata e ritorno (e abito e lavoro a Milano).

Mi ha sempre scontentato e deluso quanto poco siamo considerati sia dalle Amministrazioni, sia dagli automobilisti, ma mi arrabbio anche con gli altri ciclisti che non rispettano le regole, per es. quelli che vanno sul marciapiede, sugli attraversamenti pedonali, che passano col rosso, che usano le piste monodirezionali (quindi a senso unico) in senso opposto a quello previsto, e li incontro tutti i giorni, quelli senza luci accese di notte, con i pedoni sulle piste ciclabili o sugli attraversamenti ciclabili che non si spostano neanche se suoni il campanello (a questo punto non mi sposto neanche io...!), ecc.

Quindi non capisco e non condivido chi dice che prima dovrebbero iniziare a far rispettare le regole alle altre categorie (automobilisti, motociclisti, ecc.), come se fosse una “guerra” tra categorie di veicoli, o un ricatto, e solo una volta ottenuto questo intervenire anche sui ciclisti indisciplinati. Le leggi si applicano a tutti e basta.

Con la tolleranza ed elasticità che si concede alle biciclette tra l'altro si rischia di giustificare il fatto che le infrastrutture loro dedicate non siano realizzate o lo siano male o parzialmente perché tanto in qualche modo i ciclisti si arrangiano e rispetto alle automobili riescono a cavarsela anche se piste ciclabili, attraversamenti ciclabili, percorsi promiscui, ecc. non sono perfetti, essendo tollerabili infrazioni o manovre scorrette da parte loro visto che sono l'utenza debole della strada, mentre i danni causati dalle automobili sono più gravi e così via...

Anche per questo motivo il fatto che molti ciclisti non siano rispettosi del Codice della Strada va a grave danno della battaglia e della politica a favore delle biciclette stesse.

Io penso invece che anche i ciclisti, come tutti gli altri utenti della strada, dovrebbero appunto rispettare per primi tutte le regole, e anzi dare un esempio migliore degli altri.

Andrea Giorcelli

www.andreagiorcelli.it

Commenti (4)

Giuseppe Maria Greco

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E' stato commesso, qualche anno fa, un significativo errore da parte degli amministratori delegati. Quando hanno "lanciato" con entusiasmo l'uso della bicicletta (ma anche di altri mezzi individuali o "collettivi") hanno al tempo stesso evitato di imporre limitazioni chiare ai loro utilizzatori, probabilmente per il timore di disaffezioni preventive. Ricordo di aver sollecitato già allora a quegli amministratori l'imposizione di un uso civico di quei mezzi proprio perchè venivano considerati ecologici. Adesso, trascorsi alcuni anni da allora, occorre provvedere non solo al ripristino del rispetto delle regole, ma anche al cambiamento di abitudini ormai consolidate e diventate collettive, quasi identitarie.

La sregolatezza, oltre a manifestare un disimpegno dalle responsabilità personali e un'indifferenza verso la collettività con cui si convive, è anche un pericolo per chi la considera un proprio diritto. Molti incidenti gravi e non solo sono causati, come sappiamo come si sanno le cose urlate nei talk show, proprio dalla superficialità con cui si affrontano i rischi connessi alle responsabilità personali.

L'amministrazione deve prendere una decisione: non può aspettare che il civismo sgorghi naturalmente dal cuore dei cittadini chiamati, da un assessorato apposito, a guardare più da vicino l'ambiente cittadino quando contemporaneamente mira al raggiungimento di dati positivi da mostrare in Europa o nei consessi senza verificare "come" vengono raggiunti, in quale clima, con quale visione personale o di gruppo. Alla vigilia delle elezioni del sindaco è indubbio che nessun candidato si metterà a stringere i freni scontentando i propri elettori, ma è anche vero che proprio il qualunquismo genera insensibilità democratica.

Domando quindi ai lettori (sperando che tra di loro ci siano anche degli amministratori): in questo periodo che potrebbe risvegliare le coscienze se qualcuno riuscisse a farlo lanciando la giuste motivazioni, come pensano si possa rispondere alla urgente domanda lanciata da Andrea Giorcelli?

Stefano Vigo

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Buonasera a tutti.

Per rispettare le regole è evidente che queste devono essere note. Questo è il tasto dolente, infatti per andare in bicicletta da noi (al contrario di molte altre nazioni), non è necessario avere la patente, o un attestato che garantisca la perfetta conoscenza (anche come dire "light"), del Codice della Strada.

In sostanza chi usa la bicicletta dovrebbe conoscere, con apposito almeno attestato:

A) Il Codice della Strada e quindi la segnaletica.

B) Mantenere in perfetto stato di manutenzione il mezzo (gomme gonfie, e con adeguato battistrada, freni efficenti, luci funzionanti, campanello, casco e giubbino ad alta visibilità, ecc..).

C) Non sarebbe una cattiva idea identificare le biciclette con un apposito numero indelebile, sia per i furti, che per le infrazioni stradali.

In attesa che da Roma il Parlamento legiferi in materia, per quale motivo il Comune di Milano e la Polizia Locale, non organizzano dei frequenti momenti di formazione e informazione all'uso corretto delle biciclette, ad esempio nei parchi, come quello delle Cave; Trenno; Sempione; ecc?

Sarebbe sicuramente una risposta positiva ed educativa, poi per carità serve sempre il controllo del territorio, con la repressione e il sanzionamento dei comportamenti scorretti da parte di tutti gli utenti della strada.

Milano 28 Febbraio 2021

Cordiali Saluti

"Stefano Vigo"