Apre l'ufficio rom in viale Ortles
Dove cinque mediatori stipendiati incontreranno le famiglie convocate per convincerle a venire via dai campi per abbracciare la vita in città.
Riusciranno?
Milano, apre l'Ufficio rom: dovrà convincerli a sposare la legalità e a lasciare i campi
I 5 mediatori dovranno aiutare le famiglie a lasciare la precarietà, prendersi casa in affitto e cercare un lavoro. Obiettivo: arrivare a svuotare tutti i campi autorizzati
di ZITA DAZZI
Un ufficio per le relazioni pubbliche con i rom, per convincerli a fare qualcosa di diverso della loro vita, per esempio abbandonare la precarietà del campo per avviarsi verso una residenza stabile e un lavoro in regola. È questo l'arduo compito assegnato dal Comune all'asssociazione dei Padri Somaschi, che fino all'anno scorso gestiva direttamente alcuni campi nomadi.
Sono loro ad aver vinto un bando da 180mila euro per aprire - da inizio ottobre per i prossimi 15 mesi - un vero e proprio ufficio di mediazione, con cinque operatori stipendiati e un coordinatore, che nel palazzo di viale Ortles, coprogetteranno - assieme al pre-esistente Ufficio nomadi del Comune - interventi per sollecitare i rom a uscire da sei storici campi autorizzati: via Idro (già inviate le lettere di sgombero), via Bonfadini, via Martirano, via Negrotto, via Chiesa Rossa e via Impastato, dove abitano da tanti anni circa 800 'figli del vento', metà Harvati di origine croata, metà abruzzesi.
Un ufficio per le relazioni pubbliche con i rom, per convincerli a fare qualcosa di diverso della loro vita, per esempio abbandonare la precarietà del campo per avviarsi verso una residenza stabile e un lavoro in regola. È questo l'arduo compito assegnato dal Comune all'asssociazione dei Padri Somaschi, che fino all'anno scorso gestiva direttamente alcuni campi nomadi.
Tante sono le difficoltà per attuare il piano di superamento dei campi, che l'amministrazione deve ricorrere ai mediatori. I quali, invece di andare in loco a 'trattare' con le famiglie, le convocano in viale Ortles, per proporre loro di lasciare la vita di gruppo, nelle baracche e nei container, per abbracciare uno stile di vita più 'urbano'. Un compito non da poco, anche per chi conosce le abitudini delle famiglie storiche di via Idro e degli altri insediamenti regolari. Fra questi, il campo di via Impastato, dove abita da 50 anni la famiglia di Giorgio Bezzecchi, che ha aperto anche il 'Museo del viaggio', dedicato alla vita nomade.