La triste storia della città morta nel paese dei cadaveri.
Questo post si compone di una descrizione e di alcune riflessioni, entrambe accomunate dal concetto ben espresso da Bugo: "C'è crisi e la gente fa niente".
I fatti:
- In casa ho due computer, vecchiotti, ma li ho sistemati per farli funzionare bene. Stanno lì a far niente e ad occupare spazio.
- Si fa un gran parlare di servizi comunali e statali online, si istituiscono aree wi-fi e si finanziano progetti smart per milioni di euro, ma quel che vedo io è un sacco di gente che fa fatica a stare al passo con queste tecnologie, vorrebbe poter continuare con la carta ma non può.
- Al comune di via Oglio, vicino casa mia, c'è un'area della biblioteca dedicata all'uso di internet tramite PC messi a disposizione dei cittadini. Li ho provati, ne funzionano due, forse tre, nessuno li aggiorna da secoli per cui, oltre alla limitazione di poter navigare solo un'ora sui siti autorizzati, non hanno funzionalità java o flash. Il risultato è che si impallano spesso e volentieri, specialmente sui siti che offrono servizi con registrazione obbligatoria.
- In questa area c'è una bella scrivania vuota.
L'idea:
Siccome non ho nulla di meglio da fare mi sono autoconvinto che potevo dedicare almeno 1 ora la settimana a dare una mano a chi ne avesse bisogno per iscriversi sui vari siti, recuperare moduli e documenti su internet, ecc.. Sfruttando l'area suddetta in biblioteca, aggiornando i pc presenti e portandone anche uno dei miei per non occupare una postazione.
Il dialogo:
Chiedo alla responsabile della biblioteca se posso aiutare, un'ora la settimana, qualche vicino di casa o altri conoscenti a usare il computer, per spiegargli le quattro cose fondamentali e dargli accesso ai servizi internet.
La risposta è che i PC possono essere usati tassativamente solo per navigare in internet, passando dalla procedura standard di prenotare la postazione e al massimo possono stare due persone al terminale. Questo sarebbe anche ragionevole se non fosse che l'attesa media è di tre ore per accedere ad una postazione.
Tre ore sono troppe, accenno alla possibilità di portare un pc per creare una postazione in più (che avrei volentieri lasciato all'uso pubblico per il resto della settimana). La risposta è perentoria: non è possibile. Si possono usare solo i computer della biblioteca, è ammesso l'uso di portatili nell'area wi-fi che si trova in un'altra area.
Anche questa risposta è formalmente corretta.
Evito di chiedere se è almeno possibile aggiornare le componenti di windows e di explorer perchè già immagino la risposta.
Considerazioni:
Le risposte che ho ricevuto sono state quelle che mi aspettavo e sostanzialmente corrette. Perchè allora parlo di città morta?
Perchè io sono abituato a guardare il tutto da un'altra prospettiva. Quella del cittadino che non ha un PC, quella del cittadino che non lo sa usare, insomma la prospettiva di chi ha bisogno di quel servizio che è stato pensato, finanziato e realizzato proprio per rispondere a questa esigenza.
Le risposte formalmente corrette diventano allora un freno. Equivalgono a negare al cittadino gran parte di quel servizio a cui avrebbe diritto.
In un paese "vivo" se si presenta qualcuno che offre un po' del suo tempo e delle sue conoscenze per aiutare la comunità si cerca di trovare il modo per favorirlo. E' una risorsa, come potrebbe essere una risorsa poter utilizzare i vecchi pc per ampliare l'offerta (e ridurre le tre ore d'attesa). Ci si impegna e si lavora (a maggior ragione se si è responsabili di una struttura pubblica) per migliorare, incoraggiare, coinvolgere... Le attività civiche in cui i cittadini si aiutano sono preziosissime e dovrebbero stare al centro dell'attenzione per qualsiasi amministrazione.
Invece la città è morta.
E' morta perché ormai tutti conoscono le risposte "formalmente corrette". Quando una richiesta non può essere ignorata la si affossa direttamente col principio del "Tu non puoi fare nulla perchè il cittadino non conta nulla. Servono i capitali, gli investimenti, i grandi progetti, le connivenze politiche. Tutto quel che puoi fare è chiedere, lamentarti, arrabbiarti con chi ha il potere di fare e potrebbe concederti un po' d'ascolto se gli conviene".
Questo purtroppo lo sanno tutti.
Non si muove più uno spillo, spece in ambito pubblico, se non c'è il benestare dei potenti, che siano mafie, corporazioni o stato.
Ogni iniziativa deve avere il via libera e sottostare alle regole di questi soggetti.
E' diventato normale, la gente lo sa, e fa niente.
Non si impegna più in nulla, non intraprende attività che non gli siano già state pianificate.
Dall'altra parte i potenti si occupano dei loro affari, che sono anche i nostri, ma lo fanno a un livello grossolano.
Il grande paradosso della nostra società è che abbiamo leggi che regolamentano anche il più piccolo aspetto della nostra vita, ma non esiste nulla, se non noi stessi, in grado di svolgere le piccole attività quotidiane, controllare ciò che vien fatto, correggersi e correggerlo, progettare il futuro... questo sistema toglie il potere di fare le piccole cose agli unici che possono realizzarle. E siccome le grandi cose sono comunque fatte da tante piccole opere che si uniscono, ne risulta che anche le grandi opere falliscono o vengono male. Quando capiranno, i nostri cari amministratori, che prima và restituita vitalità al tessuto sociale, alle piccole opere e attività, all'impegno sociale in prima persona, ridando fiducia e responsabilità ai cittadini, e solo allora si potrà saggiamente guidare questo operoso fermento per realizzare opere più grandi e complesse? Se mai dovessero capirlo si dovrebbero scontrare con uno stato cadavere, ed è questo il metro di paragone: non può esservi una buona amministrazione cittadina senza una netta contrapposizione al governo nazionale.