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Inviato da avatar Leonardo Donofrio il 21-12-2011 alle 07:32

http://blog.panorama.it/italia/2011/12/20/il-crac-della-scuola-il-caso-dellistituto-comprensivo-armando-diaz-di-milano-lintervista/

Il crac della scuola: il caso dell’Istituto comprensivo Armando Diaz di Milano - L’INTERVISTA

di Andrea Monti

La lettera inizia con “cari genitori…” e si conclude con un ringraziamento, preceduto da una serie di cifre: quelle del codice IBAN dell’Istituto comprensivo Armando Diaz di Milano, che racchiude due scuole elementari e una media. Pochi giorni fa la preside ha chiesto donazioni volontarie alle mamme e ai papà degli alunni per pagare non solo il laboratorio di informatica e quello di teatro, ma anche alcune attività curricolari. 

In tutto servirebbero 19mila euro, di cui 12mila per stipendiare specialisti che insegnino musica ed educazione fisica. Se i soldi non si troveranno, le lezioni saranno garantite, ma dai maestri “ordinari” anziché dagli esperti. L’iniziativa ha fatto infuriare Giuseppe Petralia, dirigente dell’Ufficio scolastico di Milano: “Non si possono chiedere fondi per ciò che è già pagato dallo Stato”. Ne abbiamo parlato con Carlo Giuffrè, segretario generale di Uil Scuola Lombardia.

Cosa pensa della vicenda?
Sono tante le scuole in difficoltà che stanno chiedendo ai genitori di contribuire in qualche modo. Forse alla Diaz si è un po’ esagerato, perché soprattutto nella scuola dell’obbligo gli utenti non devono avere oneri a loro carico, tranne le cose necessarie che già pagano, come l’assicurazione per i bambini.
È la prima volta che si chiedono soldi per le attività curricolari?
Sì, e noi non siamo assolutamente d’accordo. Tanto più che i contributi volontari poi diventano quasi obbligatori.
In che senso?
Alcune famiglie, sapendo che le risorse del ministero non bastano, sono disposte ad autotassarsi, ma è il principio che non va bene.

Se i genitori che hanno meno problemi economici si propongono di finanziare la scuola, quelli che non avrebbero i mezzi per aggregarsi si sentono mortificati se non fanno la loro parte, e magari arrivano a togliere questi soldi dalle spese familiari pur di riuscirci.
Secondo il provveditore la richiesta della preside è illegale.
Certo che lo è. Ai genitori si può chiedere un contributo per i laboratori, per esempio per comprare le cartucce o la carta per le stampanti, ma non per le attività curricolari.

Per Petralia è come se la preside desse di mentecatti ai suoi insegnanti, accusandoli di non riuscire a garantire la qualità dell’istituto.
Di fatto gli insegnanti sono pagati per dare l’insegnamento necessario, come previsto dalle indicazioni nazionali. Ognuno di loro ha le competenze per farlo: è una prerogativa della loro preparazione professionale. Credo che il significato delle parole di Petralia sia questo. Non ha senso chiamare uno specialista, a meno che non si tratti di un progetto da svolgere nelle ore extra-curricolari.
Chiedere soldi per le materie curricolari riduce le differenze tra scuola pubblica e privata?
Sì. È un viatico perché le famiglie comincino a riflettere. Se devono sopportare queste spese per mandare i figli agli istituti pubblici, magari li iscrivono a quelli privati: non so se diano un servizio di qualità, ma almeno garantiscono più ore di insegnamento. Non è un caso se negli ultimi dieci anni la scuola statale milanese ha perso il 10% dell’utenza a favore degli istituti privati. La scuola pubblica ha pochi soldi.
Ma è giusto bussare sempre dai genitori?
No, anche perché gli insegnanti spesso chiedono ai bambini di comprare i materiali più disparati: acquisti che a fine anno pesano sulle tasche delle famiglie, che in questa crisi non navigano tutte nell’oro, tranne quelle che stanno meglio e sono disposte addirittura ad autotassarsi per aiutare la scuola.
Come valuta il caso della Diaz?
Siamo di fronte a un’idea isolata e un po’ folle, oppure a un sintomo delle difficoltà economiche delle scuole? C’è sia l’uno che l’altro aspetto. La situazione finanziaria degli istituti pubblici è problematica, ma qui parliamo di attività curricolari, che devono essere garantite dagli insegnanti. Chiedere soldi ai genitori per questo è sbagliato.

redazione

Martedì 20 Dicembre 2011

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