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Inviato da avatar Paolo Basso Ricci il 24-11-2011 alle 16:36

Buongiorno nuovamente,

le rispondo punto per punto, senza voler fare polemica gratuita; l'obiettivo è di discutere per migliorare Milano e non per litigare fra noi.

Prima di attribuire a qualcuno intenti truffaldini, come lei ha fatto nei miei confronti Sig. Paolo, con troppa leggerezza parlando di "sola" a sproposito, bisognerebbe prima riflettere bene, a volte la fretta fa brutti scherzi.

Non volevo in alcun modo attribuirle degli intenti truffaldini. Ho fatto un'affermazione "forte" per sottolineare il significato di "svendita delle case popolari".

Nessuna "sola" per nessuno, l'età dell'immobile ed il suo stato di conservazione concorrono a determinare il giusto prezzo di compravendita. Chi compra l'appartamento in cui vive da anni ne conosce pregi e difetti molto bene, e può difendersi e trattare con argomenti adeguati.

Sono sicuro che molte persone sarebbero estremamente interessate ad acquistare la casa dove hanno vissuto per anni; ma a volte la mancanza di possibilità, porta le persone a fare scelte poco giudiziose. Mi spiego: parto dal presupposto che gli acquirenti siano famiglie con entrate modeste (tali da permettergli una casa popolare). E' vero che i potenziali acquirenti conoscerebbero molto bene pregi e difetti delle loro abitazioni, ma se la acquistassero e la casa avesse bisogno di importanti lavori di ristrutturazione, come potrebbero affrontarli? Significherebbe che la manutenzione della casa (e dunque dell'edificio) non potrebbe più essere assicurata, il che porterebbe ad un degrado crescente dell'immobile stesso, delle loro condizioni di vita e, di conseguenza, del quartiere dove l'immobile si trova.

Inoltre si creerebbero delle situazione nelle quali all'interno dello stesso edificio popolare ci sono appartamenti in affitto e appartamenti di proprietà. Le attese e i desideri rispetto ad un appartamento da parte di un locatario o di un proprietario sono molto diversi.

Dopo anni di pagamento dell'affitto concedere l'opzione di acquisto (non l'obbligo, quindi se qualcuno pensa alla "sola" ovviamente non compra), non mi pare una cosa scandalosa, ne' per chi vende, ne' per chi compra, specie se con il ricavato il Comune può attivare nuove iniziative di housing sociale (recupero o nuova costruzione) e accontentare altri cittadini che necessitano di una casa.

No, non è scandaloso.

Pero' penso che vendere degli alloggi che hanno spesso bisogno di importanti ristrutturazioni a persone con possibilità economiche limitate, non voglia dire per forza rendergli un servizio. Se il Comune investisse in speculazioni (che brutta parola) immobiliari al prezzo di mercato attuale, e con i proventi delle operazioni creasse dei fondi con i quali gestire il parco delle case popolari esistenti e per crearne di nuove, oltre a dare lavoro a parecchie persone, agirebbe in un modo eticamente più corretto. Parere personale.

Inoltre, un appartamento venduto da una parte incontra il favore di chi compra (1000 sono i motivi morali e materiali che possono spingere un inquilino a comprare dopo anni di sacrifici, anche per il futuro dei propri figli, una sana forma di risparmio spesso fatta con sacrifici), dall'altra il Comune vendendo si riserva negli anni anche l'incasso dell'ICI (in procinto di essere riattivata) da quell'immobile, che altrimenti non avrebbe mai.

Vera la prima parte. Ma il Comune potrebbe costruire e vendere case nuove a basso costo. Esempi ce ne sono in tutta Europa.

Ma la seconda parte, a mio avviso, cozza di nuovo con il rinnovamento del sistema politico attuale. Vendere le case popolari, tra le altre cose, anche per riservarsi il diritto dell'ICI negli anni seguenti significherebbe, sempre a mio avviso, speculare su persone potenzialmente a rischio (economico), con tutto ciò che ne consegue. La casa popolare serve per dare un aiuto temporaneo (anche se di lunga durata) a chi vive situazioni particolari. Ripeto: un Comune, in un mondo perfetto, dovrebbe avere alla voce "Case popolari" nel suo bilancio cifre rosse ogni anno e dei locatari contenti. Gli introiti economici, a mio avviso, si possono e si devono fare altrove.

Prima di cercare il pelo nell'uovo, se proprio occorre, è bene prima verificare che ci sia il pelo e poi anche l'uovo, altrimenti diventa un esercizio inutile, quella che ho proposto è una iniziativa sociale che preserva l'interesse pubblico e privato insieme.

Non intendevo cercare né il pelo né l'uovo, si figuri. Concordo con lei che è necessario intervenire nel settore delle case popolari ma, una volta accertata la necessità di farlo, le strade da percorrere e le proposte possono essere molteplici. 

Spero di poter ancora approfondire la discussione con lei, azzerando questa nostra piccola scaramuccia.

Le faccio una domanda: se fosse lei a dover gestire il patrimonio immobiliare di case popolari al Comune, e se la vendita non fosse accettata come strategia, cosa farebbe?

Cordialmente!

Paolo

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