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Buongiorno,

intanto mi scuso per il tono del mio primo messggio che mi sono accorto essere un tantino arrogante. Lungi da me questa attitudine, il tono era forse il risultato della fretta con la quale ho "gettato" il commento nel forum.

Ritornando alla sua risposta mi permetta di esprimere di nuovo i miei dubbi in proposito.

Primo obiettivo: fare cassa per il Comune di Milano. Credo che tagliando case popolari siamo sempre nella stessa logica di questo brutto panorama politico attuale: quando c'è bisogno di tagliare attacchiamo i più demuniti. Il comune non dovrebbe fare cassa "lucrando" su un punto fondamentale della società di diritto occidentale. Al limite dovrebbe prevedere di poter perdere dei soldi con le case popolari, compensando queste perdite altrove.

Secondo obiettivo: alleggerire la gestione degli immobili (...) di vecchia costruzione. Il comune dovrebbe ottimizzare la gestione e non alleggerirla. Ottimizzando la gestione, magari delegando dei compiti precisi con obbligo di risultato si potrebbero risparmiare parecchie risorse.

Terzo punto: permettere l'accesso alla proprietà ai cittadini. Ma per quale motivo il Comune dovrebbe concedere la possibilità di accedere alla proprietà a prezzi avvantaggiosi ad una certa categoria di persone? Il mercato è uguale per tutti e le sue leggi pure. Chi non può permettersi di "giocare" secondo queste regole deve avere a disposizione delle alternative (come le case popolari) valide e sicure. Se le si vendono si accetta indiriettamente che i potenziali acquirenti possano vivere secondo le normali regole del mercato, e di consegneza li si priviligerebbe rispetto agli altri attori della società. 
Inoltre nel punto due lei fa intendere che il Comune dovrebbe dismettere e quindi vendere gli "immobili di vecchia costruzione". Vorrebbe quindi dire rifilare delle "sole" agli acquirenti, e non credo che sia il modo migliore di offrire un servizio ai cittadini.

Sono d'accordo sull'housing sociale e su tutto quello che segue nel suo post.

Buona giornata!