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Inviato da avatar Enrico Vigo il 21-11-2011 alle 13:02

Caro Sig. Paolo, posso assicurarle che l’intento della mia proposta è nobile.

 

Come ho enunciato nella premessa, la vendita di case comunali dovrebbe porsi l’obiettivo di fare cassa per il Comune di Milano, in un momento altamente critico del suo bilancio, assediato dai buchi neri della precedente amministrazione (come sempre avviene ad ogni cambio di colore politico), dall’abolizione dell’ICI senza adeguate contropartite, dal patto di stabilità che detta regole ben precise per legge e vincola ogni scelta.  Come secondo obiettivo, non meno importante, quello di alleggerire la gestione degli immobili comunali oggi esistenti e di vecchia costruzione. Come terzo ed ultimo obiettivo di consentire su base volontaria a cittadini desiderosi di possedere una casa di coronare quello che per molti è il sogno di una vita.

 

I fondi realizzati potrebbero consentire al Comune reinvestimenti nel recupero di case comunali oggi inabitate perché dissestate, oppure nel favorire anche nuove iniziative di housing sociale con standard costruttivi di ultima generazione. Occorre allargare in questo modo la base dei fruitori di un alloggio a prezzi decenti a disposizione  delle categorie più disagiate e marginalizzate dal mercato immobiliare milanese, che da anni spinge i meno abbienti ad abbandonare Milano per la provincia remota, causando l’ingrossarsi delle file del pendolarismo con tutti i guasti sociali che ciò comporta.

 

L’unico modo per evitare danni al welfare è quello di trovare comunque per la casa, approcciabile da chi ha redditi bassi e problematiche particolari (secondo la normativa vigente), risorse da rimettere in gioco a breve, ed  evitare che l’austerità dettata dal bilancio comunale e dalle sue esigenze non si trasformi in un atto di macelleria sociale oggettiva e di fatto, dove il diritto la casa, bene primario, viene sacrificato per superiori necessità oltre quel limite dettato dal buon senso civico di una società che ama dirsi civile, e attenta ai bisogni dei cittadini.

 

Che il mercato delle abitazioni in Milano sia un problema e che la città continui a perdere abitanti a favore dei comuni di prima e seconda fascia mi pare non sia un mistero per nessuno (il saldo viene viziato dai nuovi arrivi di stranieri, ed è un dato che va quindi ponderato).  In queste condizioni  abitare in Milano sta diventando sempre più difficile per una fetta sempre più consistente di popolazione, e a questo anche in tempi di crisi occorre reagire con inventiva e determinazione per sparigliare le carte ed iniziare processi virtuosi che portino ad un riequilibrio del mercato immobiliare.

 

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