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E' di questi giorni la notizia che Milano ha avviato la procedura autorizzativa per ulteriori 50 posti da dedicare a minori non accompagnati, profughi di guerra e persone che fuggono dalla povertà. i 50 posti andrebbero ad aggiugersi ai 957 già attivi in Città. La notizia arriva dall'Ass. al walfare Lamberto Bertolé e richiama evidentemente i fatti di cronaca che da mesi se non da anni, stringono nella morsa delle aggressioni da marciapiede, una Milano che vede ridurre il crimine organizzato e i fatti delittuosi di alto profilo criminale, ma aumentare in modo esponenziale lo spaccio di ultima mano e la microcriminalità spesso a buon mercato, tanto per non annoiarsi. Ma nessuno tocchi la decantata accoglienza meneghina, quella fallimentare di oggi che viene da lontano ma che sembra miope davanti a un fenomeno sociale trasversale, dato che i fatti avvengono dal centro alla periferia. C'è da chiedersi dunque, se l'idea di accoglienza non debba essere necessariamente assoggettata alla capacità di svolgere quest'opera samaritana e civile in modo adeguato. Va detto che l'organizzazione del terzo settore protagonista dell'accoglienza non ha funzionato in questi anni. Oggi sono le Forze dell'Ordine ad organizzarsi per arginare un fenomeno derivato dall'inefficacia del sistema, dalla inadeguatezza della filiera a partire dalla retorica politica che si è titolata come paladina del salvataggio, come essenza del pensiero cristiano e umano strumentale alla propaganda politica del buono opposto al cattivo. In mezzo tra la retorica e l'interesse di soggetti che lucrano sul sistema dell'accoglienza, ci sono i cittadini, quelli che abitano vicino ai centri di accoglienza, da anni privati del loro quartiere per via delle bande di minori non accompagnati che di qualcosa devono vivere, che di qualcosa devono vantarsi. Cittadini che evitano posti e marciapiedi per non imbattersi in disavventure talvolta indice di noia, di messaggi social che inneggiano alla superiorità di razza, fino alla rivendicazione folle di riprendersi la storia (alcuni vaneggiano storie dell'Impero Romano decaduto o invasioni di controesodo). C'è da chiedersi egregio Assessore se Lei viva queste realtà nel suo quartiere dove forse camminano i suoi familiari, perdoni la personalizzazione che viene da una propria personalizzazione, da una vita privata fatta anche di questo, di paura e di impotenza sulle decisioni che vengono dall'alto del suo scranno, senza consultare i cittadini direttamente interessati alle sue aspirazioni di salvatore, fermo restando che non è in discussione l'accoglienza come fattore di Civiltà, se mai il suo assessorato talmente lontano dalla realtà che oggi, invece di calarsi nei panni del cittadino, si veste con il saio del bunismo ai danni delle periferie già molto problematiche, socialmente ridotte a redditi da fame (15mila euro l'anno pro-capite), fatta di gente senza un lavoro, senza speranza e quando muore la speranza cosa resta? Cittadinanza impegnata a decomprimere la multietnicità disorganizzata e gestita dal passaparola, senza nessun ufficio capace di gestire il fenomeno. Emigrati arrovellati da un'idea di sopravvivenza in una Milano della ricchezza in cui i cittadini normali a fatica respirano, dove la cittadinanza attiva prova a cambiare le stelle ma ogni giorno, si affaccia sulla realtà che invece di ridurre le presenze moleste le aumenta, che invece di risolvere i problemi attuali, li aggrava.
Come pensa che sopravvivano i minori non accompagnati o i profughi di guerra? Cosa pensa che facciano dalla mattina alla sera? Dove pensa che vivano queste ombre in una Milano di oggi? Caro Assessore, su questo non siamo d'accordo e mi spiace constatare una distanza di pensiero di cittadinanza che invece potrebbe cercare altre vie di buon senso e di convergenza. Risolviamo quanto oggi sta avvenendo e poi apriamo ancora le porte dell'accoglienza. Milano oggi non è pronta a riaprire questa porta. Lei Assessore, forse non ha percezione che questa è sia una guerra tra poveri, un potenziale sociale esplosivo che potrebbe innescare sistemi di difesa poco ortodossi ma per molti efficaci. Noi cittadini attivi ci batteremo contro ogni decisione che non sia concordata con i residenti in prossimità dei centri di accoglienza che vorrete utilizzare e lo faremo in modo determinato per evitare che la periferia s'infiammi e reagisca in modo violento come sembra stia facendo.
Scelte che certo peseranno sull'elettorato in prospettiva delle prossime elezioni comunali.
Si spera che i Municipi facciano una ulteriore riflessione.
https://www.milanotoday.it/attualita/rete-rifugiati-milano.html
Gianluca Gennai
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