Rispondi a:

Inviato da avatar Paolo Petrozzi il 30-10-2011 alle 00:25

Lunedì 24 ottobre, Milano si è risvegliata con più energia. Molte persone appartenenti ai comitati x Milano, ai comitati di quartiere oppure semplici cittadini, si sono riuniti per due giorni, il sabato e la domenica precedenti, sacrificando il riposo settimanale.

L’esigenza di riunirsi scaturisce dalla necessità di trovare un linguaggio comune e di esprimere un identità collettiva che permette la sintesi al di fuori della cornice dell’organizzazione strutturata, come oggi nei partiti, principalmente, si può trovare.

Ci sono stati interventi importanti, c’è stata la presentazione del sindaco Pisapia e c’è stata una lezione sul concetto di democrazia partecipata: sul palco si sono alternati due docenti universitari che hanno presentato alcune “case history” di Democrzia Partecipata già sperimentata in Toscana, a Roma ed a Bolzano. C’è stato anche un intervento di psicologia sociale sul concetto di benessere, sulla necessità di provare piacere nell’esercitare la partecipazione alla vita pubblica e sulla creatività come motore portante dell’agire sociale e, in ultima analisi, politico.

Ci sono stati anche gli assessori al completo che ci hanno spiegato, dopo l’intervento del “city manager” della municipalità, quali iniziative hanno svolto fin qui e cosa hanno intenzione di fare nei prossimi mesi. Il tutto con l’ammonizione dell’assessore al bilancio che ha spiegato quali risorse ci sono ad oggi e quante ne mancano all’appello.

Ci sono stati due grandi giornalisti che, attraverso un gustoso siparietto, si sono auto intervistati sui temi relativi alla città ed uno di loro ha letto alcune lettere di cittadini che scrivono alla sua redazione.

Il grande protagonista però, a nostro avviso, è stato il pubblico, pagante, che ha provato ad esercitare la democrazia rappresentativa, ovvero ha sperimentato la modalità di discussione attraverso un metodo consolidato nelle pratiche delle discipline di gruppo che permettono di far emergere la propria consapevolezza rafforzando l’idea che la somma delle idee è maggiore della somma delle persone che vi partecipano. Per fare questo esercizio le persone presenti sono state accompagnate da alcune facilitatrici che hanno condotto i gruppi ed i sottogruppi, nei quali i presenti si erano suddivisi, sottoponendo alcuni temi. Uno di questi, alla prima giornata di seminario è stata: nel 2016 Milano sarà una città partecipata se …

Ognuno aveva la possibilità di esprimere il proprio concetto su di un “post-it” arancione il quale veniva incollato ad un foglio su cui, in conclusione, veniva scritta la sintesi delle frasi proposte. In questo modo ogni partecipante ha avuto la possibilità, attraverso il proprio intervento, di costruire un pezzo del racconto che si è andato via via componendo. La sensazione che si è avuta in questi gruppi è che spesso i temi e le soluzioni proposte erano totalmente trasversali tra i gruppi e che potevano in qualche modo essere sovrapposte. La sostanza, nelle dinamiche di gruppo, è che il messaggio, sovente, è composto all’unisono ed in modo univoco dalla collettività perché esso rappresenta un’esigenza che travalica il proprio essere individuo e prende possesso dell’io collettivo, quasi senza accorgersi. Per esempio, l’esigenza della comunicazione è un’ esigenza reale, alla quale non è possibile prescindere, così come la ricerca di uno spazio dove potersi confrontare od accogliere la cittadinanza ad esprimersi diventa essenza stessa del comitato. Ognuno dei presenti, a modo suo, ha preso coscienza della necessità di ritornare nelle strade a spiegare le scelte della giunta perché è necessario che si arrivi a condividere con la cittadinanza le attività di governo della città.

E’ necessario che si impari a fare proprie le difficoltà del vivere quotidiano, dalla gestione della cosa pubblica, alla sua conservazione perché questa ci appartiene, realmente. Se la democrazia rappresentativa si mostra in sofferenza, la cittadinanza deve occupare gli spazi che gli competono per partecipare e per sottoporre all’amministrazione della città le problematiche che vive tutti i giorni.

Ma le modalità devono essere differenti: non abbiamo più di fronte una rappresentanza distaccata dalla realtà, non abbiamo più amministratori che si muovono su auto blindate a nostre spese; a proposito, ci è stato spiegato molto bene che gli autisti sono stati dislocati su altri servizi e che gli assessori possono muoversi su auto in car sharing, con grande risparmio per la collettività.

Le nuove modalità dell’agire politico sono, appunto, la democrazia partecipativa, la necessità di muoversi sul terreno della condivisione dei progetti per la trasformazione dell’esistente, per “sognare” una nuova città in cui tutti si sentono parte.

E’ stato detto che una componente fondamentale è la creatività, che occorre provare a pensare alla trasformazione del vivere comune attraverso la pianificazione di piccoli progetti che possano concorrere nel tempo a modificare le nostre abitudini, a pensare che il vivere collettivo deve poter significare risolvere assieme la gestione della cosa pubblica.

Insomma, un ribaltamento di quello che ci è stato proposto negli scorsi vent’anni di consiliatura dove il cittadino poteva solo rivolgersi al Consiglio di Zona, per esprimere una lamentela. Oggi, invece, la richiesta è quella di partecipare attivamente per concorrere con le istituzioni a rendere la città più vivibile e, come è stato scritto da qualcuno: “nel 2016 Milano sarà una città partecipata se … la maggior parte dei cittadini sarà felice di viverci”.

Accedi

Devi inserire Nome utente e Password per inviare un messaggio. Se non li hai prosegui inserendo il contenuto della risposta e i dati personali (nome, cognome e email) oppure Registrati

L'accesso a questo sito è possibile anche per gli Aderenti alla Rete Civica di Milano selezionando nel menu a tendina la voce "Aderente della Rete Civica di Milano".

Contenuto della risposta