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Inviato da avatar Roberta Cipolli il 30-06-2024 alle 11:11

L'astensionismo e il ritirarsi dalla partecipazione sono sintomi della paura di esporsi, perdere privilegi o diritti faticosamente acquisiti e/o divenire bersagli facili di vendette e ritorsioni in un clima incerto a livello mondiale e locale, sullo sfondo di guerre e aumento dei costi della vita, con una "coperta" sempre più corta da con-dividere...

I cittadini che legittimamente portino a conoscenza i fatti e, in nome della cittadinanza attiva, osino dissentire su alcune decisioni amministrative sulla gestione della pòlis, offrendo almeno due valide alternative (senza cadere in quei vittimismi da "cultura della lamentela"), si possono paradossalmente trovare a sostenere intimidazioni e minacce di querela per diffamazione da alcuni - piccoli - politici che amano definirsi "antifiascisti e democratici", forse dediti al culto della propria immagine mediatica idealizzata più che al confronto trasparente e costruttivo... 

Effettivamente sono debitrice alla mia famiglia della straordinaria libertà di pensare con la mia testa e, con le mie piccole risorse intellettuali, umane e professionali, mi trovo a sostenere pubblicamente le mie posizioni, senza per questo voler offendere nessuno, ma spinta da un imperativo etico (oserei dire kantiano) veramente forte, rivolto alla promozione del demos, dalla classe operaia da cui provengo e che considero alla pari di un titolo nobiliare da portare con umiltà e rispetto, un pizzico di sano orgoglio ma soprattutto senso di responsabilità.

Del resto, ritengo che chiunque, di qualunque estrazione sociale, vada a ledere i diritti dei bambini, dei più fragili nella disabilità, nell'emarginazione sociale e cerchi di occultare lo stato dell'arte tenendoli di fatto in una situazione di sudditanza psicologica, ignoranza, mancato rispetto di se stessi e della propria dignità umana facendoli facili prede delle reti criminali per quanto mi riguarda esce ipso facto dal "libro della Vita"... e come tale avverto il dovere del richiamo personale e collettivo a ritornare allo spirito originario della Costituzione e della Convenzione Universale dei Diritti umani.

Non mi posso rassegnare a questo stato delle cose e a una politica che riflette sempre più gli interessi e speculazioni di pochi, che regala briciole ed elemosine, ma di fatto espulsiva e segregante. 

Nessuno di noi vorrebbe una falsa carità, credo. Ed è esattamente questo che ho fatto presente il 22 giugno durante il convegno al Parco Trotter per la Giornata mondiale del Rifugiato, alla presenza di alcune associazioni e del Vice Prefetto aggiunto, ringraziandolo del prezioso contributo a una riflessione equilibrata e a rapporti leali di collaborazione e trasparenza reciproca.

La Scuola è bene comune di tutti e non può essere lasciata da sola a lottare contro il dimensionamento scolastico e il suo impatto nelle periferie meneghine: dove sono le associazioni e le narrazioni positive sul lavoro istituzionale e di rete sommerso?

Se ci dividiamo e accusiamo a vicenda, istituzioni, terzo settore e cittadini non rimarrà più nulla e non c'è da meravigliarsi dell'insignificanza e irrilevanza dei patti di collaborazione, dei patti educativi di comunità ecc.

Il mio piccolo impegno di partecipazione, cercando di rimanere in quello che vivo e conosco di persona e attenta alla complessità, si riassume allora in questo: ricucire, riunire i fili invisibili e riattivare le connessioni sparse nella città, senza legarmi a partiti, ideologie e visioni asfittiche di una ristretta elìte/gruppetti di potere autoreferenziali, da cui fondamentalmente prendo le distanze. 

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