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Inviato da avatar Cinzia Corti il 10-06-2024 alle 14:45

L'astensione come  espressione storico-socio-antropologica o come danno culturale, anzi sub-culturale di una proiezione di se stessi all'interno di un  mondo fatto a modello di "Drive-in"?

Per la seconda ipotesi riteniamo che tutto sia iniziato anni fa, quando i Media hanno proposto un modello di persona che ambiva al fatuo come risposta delle fatiche quotidiane. 

Per la prima ipotesi invece vi sono tante sfaccettature del nostro essere italiani in "formazione". Si è fatta l'Italia, ma gli italiani sono ancora in costruzione e la riuscita dell'impresa è stata deviata nel suo percorso da molti accidenti politici. Accidenti che hanno supportato l'idea che "sbattersi" non serve a nulla. I giovani sono i primi nichilisti. La meritocrazia non esiste, perché studiare? Lavoro non ce n'è, le soddisfazioni le trovi nelle piccolezze della vita che va vissuta come se non ci fosse un domani. Il risparmio è un concetto del millennio scorso, ad esempio. Tanto a che serve? Privarsi del carpe diem per mettere da parte quanto? Qualunque sacrificio si faccia non basterà mai per acquistare una casa o avere un benessere solido.

I laureati migliori o più intraprendenti se ne vanno all'estero. L'Italia è un paese di vecchi. Stavo riflettendo che la mia generazione e quella dei miei figli sono le ultime che hanno potuto parlare con chi la guerra l'ha vissuta e possono ricordare gli sguardi di chi non ne voleva parlare perché era un ricordo troppo doloroso.  Il 25 aprile, la Festa della Repubblica sono termini che si riempiono di significato più facilmente se tuo padre ha rischiato di essere fucilato a 13 anni coi partigiani, se tua nonna e tua madre hanno fatto la fame e ti insegnano a tenere da conto alimenti e oggetti perché "non si sa mai" cosa ti riserva il futuro.

L'Italia, un paese di vecchi, ma non per vecchi. Manca tutto. Dalle cose più banali come l'educazione insegnata ai ragazzi che devono far sedere sugli autobus chi è più fragile di loro, ai servizi sanitari, alle case di riposo innovative. 

Un paese in declino e nessuno che crede più che si possa cambiare, che valga la pena lottare per migliorare.

I responsabili di questa situazione non sono solo i politici, che pure  hanno perso smalto e levatura, avendo perso l'altruismo che la Politica con la P maiuscola richiede e spesso sono considerati inetti riciclati, miracolati da un eloquio magari privo di significato, ma che raccoglie consensi, che li ha salvati da una sicura disoccupazione. La metà dei nostri politici se non fosse rieletta ce la ritroveremmo a contendere agli zingari il posto ai semafori per lavare i vetri alle auto.

Famiglie in difficoltà, ragazzi che crescono da soli, valori persi e scambiati con le frasi nei cioccolatini...

In questa desolazione hai campagne elettorali fatte a slogan, assenza di programmi seri e affidabili.  Ho votato tappandomi il naso, perché la fazione politica in cui mi sono sempre  identificata, mi ha deluso da tempo, ma è l'unica che può controbilanciare la fazione che sicuramente non voglio. 

Temendo l'astensione anche tra amici ho fatto una propaganda infinita perché andassero a votare e non lasciassero agli altri  il potere di decidere per loro.  I vecchi sono disillusi i giovani non lo sono mai stati. E' dura.

L'astensione la combatti dando fiducia ai giovani, assegnando loro un ruolo e la consapevolezza che serve il loro apporto per cambiare. La combatti rimettendo la cultura e la preparazione al centro della vita delle persone. Dimostrando che non bastano le chiacchiere, che non ci si improvvisa se vuoi essere una persona per bene. E soprattutto che è importante essere considerato "Per bene" perché non si deve ammirare e dare fiducia a chi ha più soldi o parla meglio, ma a chi è affidabile, preparato e serio.

Un'inversione di tendenza non facilmente e velocemente realizzabile.

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