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Inviato da avatar Giulio Beltrami il 21-05-2024 alle 11:50

Fondamentalmente, come dice il nostro filosofo dell'informazione Luciano Floridi, il digitale permette di riprogettare i processi, da quelli aziendali di mia competenza a quelli scolastici di mia lontana memoria: significa spacchettare e riconfezionare i compiti, con l'opportunità di svincolarne alcuni dallo spazio e dal tempo.

Da ciò la mia modesta proposta, di distinguere l'istruzione dall'educazione e quindi tra insegnanti e tutori, per rendere più efficiente ed efficace la Scuola, sopperendo alle crescenti esigenze, quantitative e qualitative, a fronte della crisi economica ed anche ambientale. 

Per quanto riguarda:
Nella mia esperienza in questo campo ho constatato che molti bambini tendono a dare attributi umani ai dispositivi digitali. Ad esempio, possono pensare che un tablet "sappia" cosa vogliamo fare o che un computer "parli" con loro e con altri computer, o che “senta” quello che ci stiamo dicendo, per arrivare a coprirlo perché può avere freddo…
la questione riguarda anche gli adulti, come ce ne stiamo accorgendo anche noi informatici, prendendo coscienza che le nostre applicazioni non sono solo e tanto "tecniche" quanto "socio tecniche", per cui, parafrasando Gaber, "non conta tanto il computer in sé, quanto il computer in me".

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