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Inviato da avatar Giulio Beltrami il 01-03-2024 alle 15:34

Seguendo il ciclo di conferenze LA LIBERTA' DI NON ESSERE DIGITALI ricordo la critica di Platone alla scrittura, come lesione della memoria, quella diffusa sulle prime calcolatrici, come menomazione del calcolo manuale, fino allo “Internet rende stupidi” di Nicholas Carr.
Ma il digitale non è solo software, potenzialmente decerebrante, ma anche hardware, vieppiù energivoro (compreso il “virtuale” Cloud Computing) e inquinante per la vertiginosa obsolescenza delle apparecchiature.

Se il digitale sembra un farmaco (pharmakos vuol dire sia medicina e sia veleno) per sanare tanti nostri problemi personali e sociali, come considerare le controindicazioni? Come scriverne il Bugiardino?

 

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