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Inviato da avatar Giuseppe Maria Greco il 14-02-2024 alle 16:10

E' difficile partecipare a una discussione su un argomento importante, ma che conosciamo come divisivo.

Le figure di pedone, ciclista, motociclista e automobilista sono, nella maggior parte dei casi, interscambiabili a seconda dei momenti della giornata. Questo dovrebbe comportare un desiderio di comprensione reciproca anche perché riguarda molti quando percorrono la città con le diverse modalità ora indicate, 

Invece ogni condizione di deambulazione sembra comporti acredine verso le "altre", nel momento in cui le "altre" ci appaiono pericolose o d'ostacolo alla nostra, cui attribuiamo sempre il maggior diritto.

Detto questo, che comunque implica l'invito ad un tavolo propositivo comprendente tutti i deambulanti, compresi quelli in carrozzella, con un bastone, accompagnati da badanti, con carrozzine ecc., è indubbio che la crescita della città si sia accompagnata all'idolatria dell'auto, segno di benessere e di adesione al lavoro efficiente ed efficace. Finché sono durati.

La battaglia, ai miei occhi, non dovrebbe riguardare solamente i cicloattivisti, ma il movimento stradale e pedonale nel suo insieme, anche perché molta parte dei problemi che si riscontrano non sono dovuti solo a inefficienze del sistema voluto o meno, ma al comportamento di ognuno di noi.

Il tema proposto intende affrontare il particolare rischio affrontano dalla "categoria" mobile dei ciclisti (mobile anche in funzione dell'età, delle condizioni di salute, del meteo ecc.), con l'intendimento di promuovere una mobilità più salutare, ecologica, meno dispendiosa a patto che non sia a rischio della pelle.

Ma qui mi trovo immediatamente in difficoltà. Le auto dovrebbero limitare la velocità a 30 all'ora, cioè adeguarsi alla velocità di un buon pedalatore. Questo significa abituare l'automedonte a un genere di vita non tradizionale, cosa cui mi par difficile adeguarsi solo nel momento in cui si sale in macchina. Per cui si torna alla convivenza di tutti con tutti, non solo tra ciclisti e automobilisti.

Un modo per aiutare le persone a ridurre la velocità e a rispettare i diritti di deambulazione (o di posteggio) degli altri può essere certamente la costruzione di traiettorie separate, ma ciò è difficile in una città che resta costruita sulle tracce medievali e sulla speculazione edilizia successiva. Non è impossibile, ma abbiamo già constatato i risultati dei tentativi ad esempio in corso Buenos Aires in termini di tempo e di progettazione dell'insieme. Senza la collaborazione di tutti, negozianti compresi, non se ne esce. Ciclisti compresi, che si credono spesso pedoni su rotelle ma sono invece pedoni montati su un mezzo pericoloso per sè e per gli altri.

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