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Cara Roberta, i miracoli che servono non possono materializzarsi a domanda, così quando ce n'è bisogno.  Spero di essere smentito, ma la regola è sempre quella, le periferie pagano il prezzo della modesta rappresentanza politica che esprimono. Non c'è un dimensionamento giusto da opporre a uno sbagliato e sconclusionato come quello in programma, è tutto e sempre sbagliato. Si taglia perché la scuola non conta niente nel dibattito politico, lo misurerai nelle prossime imminenti campagne elettorali. La scuola è un costo  non è un bene comune da salvaguardare. Il/la presidente del consiglio nella conferenza stampa lo ha detto con precisione chirurgica: piuttosto che mettere una tassa in più taglio la spesa pubblica, quindi le scuole delle nostre periferie. Aggiungici qualche istituto professionale con percorso di studi ridotta a 4 anni anziché 5 e il gioco è fatto. Poi osserverai pure che i cosiddetti tagli lineari non sono neppure lineari, da qualche parte si taglia in altre no a riprova di una subalternità ideologica sempre e comunque a vantaggio di chi ha "buone relazioni". La trasparenza non è in programma, queste operazioni si faranno sempre con la massima opacità e comunque con l'assenza di chi la scuola la fa tutti i giorni.

Oggi le scuole sono dei mostri ingovernabili ai quattro cinque plessi di una raltà metropolitana si contrappongono unità scolastiche nelle piccole province composte da 10/12/15/ plessi. Forse i progetti che hai contribuito a creare riusciranno a sopravvivere grazie al vostro intelligente lavoro, ma non possiamo limitarci a queste piccole speranze, occorre prendere il toro dalle corna e puntare al cuore del problema. Oggi in parlamento (nella VII commissione della camera dei deputati) sono stati depositati tre progetti di legge che propongono un diverso criterio di governo delle scuole: numero alunni per classe, protezione per le aree a forte disagio sociale, nuovi parametri per l'autonomia delle istituti, Trovi documetazione più agevolmente in pensarelascuola.it