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Inviato da avatar Luigi Corbani il 20-10-2023 alle 13:49
Un atto irresponsabile contro la storia e i sentimenti di questa città

Il marchese Sala del Grillo prende l’inaudita iniziativa di ricorrere contro un parere richiesto da lui medesimo, dopo quattro anni di testardo sostegno ai fondi privati americani e dopo aver fatto pagare ai contribuenti milanesi quattro anni di lavoro degli uffici comunali e oltre 300.000 euro per un “dibattito pubblico” teso unicamente a sostenere l’arrembaggio di privati a beni pubblici.
 
Non un ricorso al Tar su un atto amministrativo, ma su un parere richiesto in modo preventivo. Questo atto appare come un atto di intimidazione nei confronti di coloro che applicano una legge dello Stato italiano, che vincola tutti gli edifici pubblici (pubblici!) dopo settanta anni dalla costruzione. Ed è altresì un atto che di fatto sminuisce il valore patrimoniale di un edificio pubblico.
Poiché il parere espresso all’unanimità dalla Commissione regionale per il Patrimonio della Lombardia, organo del Ministero della Cultura, non è quello che il marchese Sala del Grillo, in coppia con Paolo Scaroni, voleva, ovvero il via libera alla demolizione di un bene pubblico del valore di 70 milioni, il marchese Sala del Grillo compie un misfatto, con l’avallo del PD, dei “Riformisti per Milano”, della “lista Sala” e di “Europa Verde”.
 
L’accanimento con cui il marchese Sala del Grillo sostiene l’operazione di Scaroni e del fondo Elliott/Red Bird va ben al di là di un fatto puramente politico: da dove viene tanta cieca ostinazione e tanta ostinata pervicacia a sostenere le posizioni di un fondo privato americano? Perché non si prendono in considerazione altre ipotesi, già poste all’attenzione del marchese?
Noi faremo in modo che il ricorso al Tar sia pagato dai componenti della Giunta. Costoro e il marchese Sala del Grillo debbono sapere che saranno chiamati in tutte le sedi a rispondere del danno economico che arrecano al patrimonio comunale. I beni del Comune non sono del marchese Sala del Grillo, non sono di Paolo Scaroni, non sono del fondo Elliott/Red Bird né della Giunta del marchese: quando mai il Comune deve fare quello che vogliono dei privati utilizzatori di un bene pubblico?
 
Solo degli affaristi potevano formulare al Comune la proposta di abbattere San Siro e rapinare i terreni comunali: qui non c’entra nulla il calcio o l’interesse del Milan e dell’Inter.
Lo stadio Meazza e i terreni di San Siro, su cui da quattro anni Paolo Scaroni e il fondo americano Elliott/Red Bird, con l’avallo del marchese Sala, vogliono compiere una violenta speculazione edilizia, sono di proprietà dei cittadini milanesi.
 
In questi quattro anni, da più parti, in modo davvero unitario, al di sopra di ogni posizione politica e culturale e di ogni passione sportiva, si è difeso un bene comune, sancito anche dal valore culturale del secondo anello che ha segnato come una icona nel mondo, diversa da tutte le altre, la forma dello Stadio Meazza.
I milanesi non sono disposti a far calpestare i loro sentimenti di appartenenza a una storia comune, vissuta con e nello Stadio di San Siro. A nessuno di buon senso verrebbe in mente di demolire l’Arena Civica, anche è scarsamente utilizzata: la storia non si demolisce.
 
E chi ha preparato il dossier delle Olimpiadi invernali del 2026 dovrebbe vergognarsi, insieme a coloro che vorrebbero demolire lo Stadio di San Siro, unica struttura già pronta per le Olimpiadi.
Spero che il Consiglio comunale di Milano esprima con fermezza la condanna di un atto irresponsabile che danneggia il Comune. Poiché il marchese Sala del Grillo non deve più chiedere il consenso elettorale dei cittadini, non è ammissibile che il Comune sia ostaggio del ricatto (“dopo di me, le elezioni”) di chi si comporta come un bambino prepotente, permaloso e capriccioso, che disprezza il Consiglio Comunale.

Luigi Corbani
Comitato SiMeazza
(giovedì 19 ottobre 2023)

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