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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 22-08-2023 alle 11:54

Grave o Greve? (Integrazione a Milano, minori non accompagnati e dintorni...)

Si fa riferimento a diversi modi d’interpretare un disagio.

Certe situazioni vengono spiegate come fenomeni del cambiamento sociale che devono essere assorbiti dal grande meta contenitore che viene gestito dai media, generalmente gestiti dal cosi detto "mainstream" che cerca di arginare il senso di ribellione serpeggiante e tuttavia mai espresso dei cittadini.

Le nuove generazioni di politici e gestori della politica (per lo più operanti attraverso le Think-thank), sono formate dalla classe dirigente che oggi è quella generazione degli anni 90 subentrata alla generazione 80/70 certo ancora attiva ma in via di uscita dalla scena e oramai adagiata in un mondo di mezzo, fatto di illusorio benessere o profonda indigenza e grande senso d’impotenza. La nostra generazione ha tante colpe, soprattutto di avere lasciato che il Paese si riducesse a una cloaca in cui conta solo l’aspetto economico alla fine, tutto ha un costo e dunque può essere comperato da qualcuno. Il valore della cittadinanza viene misurato e pesato dal un sistema di misura basato sull'assenso acritico, la condivisione priva di senso critico, anzi totalmente incline al consenso a priori. 

La forma di gestione del cambiamento della Società, in particolare a Milano, è del tipo esternalizzate, o meglio; che non se ne occupi la cosa pubblica, dunque: TERZO SETTORE = responsabilità altrui e non meglio identificata, ombreggiatura della struttura dominante, apparenza.

Cosi la città si trova a dover sostenere un giro di affari che in teoria è finalizzato a opere di bene, ma che si rivela per quello che è, mi si perdoni il termine, un business anche se edulcorato da una evanescenza, un'ombra della rendita privata e dunque ben accolto da tutta quella massa di giovani e meno giovani, polarizzata dai continui bombardamenti di informazioni e immagini di miseria e di follia umana da debellare, ridurre attraverso l’impegno dei paesi più ricchi e democraticamente evoluti, basati su solidi principi di solidarietà e civiltà. Insomma, attraverso un senso di colpa si forza il senso di protezione individuale e collettiva, a favore di un accoglimento delle idee di tendenza. 

Certo Milano è ben organizzata e può contare sull’appoggio della Finanza e dell’Economia che, attraverso le Fondazioni e altri strumenti, gestisce il circuito degli aiuti, dell’accoglienza, della Carità, e di ogni forma di assistenza anche attraverso i ricchi aiuti della Comunità Europea, ben contenta di arginare certi argomenti nell’italica sacca di contenimento.

Sullo sfondo c’è il cittadino, quello normale che fino a che sentiva parlare di degrado dei quartieri ma non il suo, pensava di essere pronto e favorevole ad aiutare i più bisognosi, di combattere la miseria, fino a giustificare la violenza e il degrado sociale, poiché conseguenza di una vita lontana dalla propria, anche se nella stessa città (ma in un altro quartiere).

Anni di sottovalutazione hanno portato Milano ad essere uniformemente degradata dal punto di vista sociale, e tutti i cittadini oggi non sono più in grado di tollerare, se mai portati a pensare di scendere in strada a protestare perché non esiste un quartiere in cui si possa dire che non ci siano presenze moleste, e se c’è un posto non interessato dal fenomeno, basta muoversi di poco per essere messi davanti alla realtà che è evidentemente conseguenza di un fallimento del progetto: TERZO SETTORE; soprattutto è un fallimento della politica che non ha saputo gestire un fenomeno chiaramente non facile ma evidente: l'inconsapevolezza di cosa accada fuori. Bastava essere preparati e dotarsi di strumenti idonei anche attraverso l’umiltà, ad esempio capendo i propri limiti e accettandone le conseguenze, cioè dire anche di NO (ma Milano vuole essere sempre all’altezza della situazione, meglio se la prima della classe).

Non saprei dire quanto ci sia di sottobosco, non riesco ad avere questa profondità ma la percezione è che ci sia un fondo del tutto invisibile in cui si muovono gli interessi e questi non siano del tutto congruenti con l’interesse del cittadino.

Il punto è che il peso delle scelte non è equilibrato, tutto grava sui cittadini normali, non tange la classe agiata nella misura in cui tutto non sfugga completamente di mano e credo che se fossimo vicini a questo limite, scatterebbe un meccanismo di difesa del privilegio, allora non resta che integrare poiché siamo obbligati non avendo altra scelta, e certo l’integrazione potrà compiersi in quella fascia bassa dove oggi stagna il disagio e l’incapacità di raggiungere un equilibrio.

Gianluca Gennai

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