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Mancano gli scopi.
Le iniziative racchiudono interessi diversi e lanciano messaggi, ma non creano cultura. Creano solo obiettivi, in genere strettamente economici.
Sono "opportunità", ma non sono sorrette da un progetto che chiarisca di che tipo di opportunità si tratti, se di aumentare ciò che esiste già, se di accontentare qualcuno o di indicare direzioni su cui costruire collettivamente.
La città di Milano è povera. Oltre a chi non gode della sua ricchezza, la povertà attinge anche lo spirito del viverci. Ogni maifestazione è un'esplosione del commercio, ma non in grado di esprimere almeno la ricchezza rinascimentale, bensì di alimentare solo la ricchezza fine a se stessa.
Milano esclude il manifestarsi della vita creativa, perché questa, essendo di nicchia, non porta soldi. E quindi il "bello" di Milano è concentrato o nelle opere del passato oppure nelle maestose torri zeppe di negozi e di uffici. Niente che dia respiro al passante, che gli apra insieme cuore e mente, che lo inviti a "esserci".
Occorre aprire strade a nuovi percorsi.
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