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Inviato da avatar Giuseppe Maria Greco il 19-04-2023 alle 18:44

Il digitale viene affrontato, come spesso accade quando si parla di qualcosa difficilmente trattabile, in termini di pro e di contro.

Suggerisco di scegliere un'altra via, quella di guardare ciò che avviene cercando di distinguere tra ciò che sappiamo gestire e ciò che abbiamo difficoltà ad affrontare.

Chi diffida del proprio computer perché lo trova incombente in quanto, a differenza di tutti gli altri elettrodomestici che ognuno decide come usare in quanto strumento, stabilisce lui il modo di essere usato, anzi è lui che "giudica" la tua adattabilità ad usarlo, indubbiamente ritiene si tratti di un oggetto "negativo" senza neppure chiedersi dove sia collocato il problema del confronto negativo.

Come ogni offerta "nuova", il digitale normalmente non viene giudicato in sè, perché ciò comporta necessariamente un valutare come noi adulti lo affrontiamo. Si preferisce valutarlo circa gli effetti che comporta sui bambini, assumendo così il ruolo positivo dei difensori dell'innocenza.

Il digitale, inoltre, non è solo una macchina "intelligente", perché modifica il mondo del nostro rapporto con le cose e quindi la nostra proiezione su di esse. Qualcosa nella nostra identità cambia.

Se osserviamo i comportamenti degli utenti dei social, vediamo delle differenze profonde tra coloro che "reagiscono" e coloro che "progettano". Le due modalità di comportamento non sono casuali: sono il prodotto del modo con cui ogni utente vede se stesso, e se stesso nei confronti degli altri.

Questo aspetto distingue chi sa gestire il digitale da chi lo subisce, perché ne diventa così schiavo da diventarne strumentto.

Il tema, da questo punto, non è il digitale in sè, ma il senso della vita di chi lo usa. 

Se intendiamo il nostro ruolo, come sembra faccia l'attuale cultura di governo, come quello di correttori dei difetti altrui vestendo i panni di chi giudica, e quindi interpretando il "merito" come scala di valori propri da imporre a tutti gli altri, neghiamo ai ragazzi il cammino verso il senso della loro propria vita. Li rendiamo quindi potenzialmente succubi anche del digitale.

Il digitale infatti possiede anche un altro aspetto che lo distingue da ogni altra realtà cui siamo abituati. La sua realizzazione, la sua gestione, i motivi per cui viene diffuso ci sono nascosti in un modo centuplicato rispetto a quanto già accade con i media televisivi. 

Anche il genitore più attento, che sceglie le app giuste per i propri piccoli in modo che possano costruire poco per volta la propria cognizione del mondo, si trova immerso lui stesso in una rete di controlli che usano i propri movimenti, le proprie scelte, le proprie preferenze dando ad esse un motivo diverso da quello che lui vorrebbe attribuire loro..

E così si passa dall'aspetto personale a quello collettivo. 

Lascio perciò la parola ad altri.

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