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Inviato da avatar Silvana Borutti il 04-03-2023 alle 11:47

Caro Giuliano Cattaneo,

grazie delle domande, davvero stimolanti.

Da un punto di vista fisico e biologico, non ci sono emissioni dai nostri occhi. Wittgenstein usa la metafora di qualcosa che ne uscirebbe per dire che lo sguardo è attivo, mentre l'ascolto è solo passivo. Lo sguardo infatti richiama una risposta; pensi a quando ci sentiamo guardati, ci giriamo ed effettivamente qualcuno ci sta guardando. E la vista è il senso per eccellenza, in cui si organizza la nostra vita; la stessa filosofia, a partire da Platone, ha connesso strettamente conoscenza e verità alla vista (Sui diversi sensi e sulla loro efficacia, le consiglio di leggere i racconti di Calvino I cinque sensi, che però non è riuscito a finire: mancano tatto e vista). Nella filosofia antica c'era un'idea simile, se pur rovesciata: per Epicuro, noi vediamo perché dagli oggetti escono eidola, simulacri che ci colpiscono. 

La seconda domanda riguarda in fondo la realtà della realtà virtuale: è il problema più attuale di tutti, oggi. L'uomo si è sempre costruito dei mondi immaginari. In fondo la letteratura è uno spazio di realtà virtuali, non reali; così il cinema, ecc. Sono mondi pericolosi? Direi che lo sono se ci sotraggono alla realtà che viviamo normalmente. Persino la letteratura è pericolosa: pensi a quello che dice  Flaubert di madame Bovary: finisce tragicamente, perché aveva letto troppi romanzi. La realtà virtuale tecnologica ha grandi vantaggi: sviluppando quel che diceva Beltrami, posso godere di un'opera d'arte in qualsiasi momento, creandomi uno spazio tutto mio. E tantissimi altri utilizzi che prima erano immaginabili; utilizzi in cui io mi sento l'autore dei percorsi immaginari che posso inventarmi. Però, secondo me, la realtà virtuale dei media ha un pericolo in più rispetto ad es ai romanzi di madame Bovary: perché sostituisce alla relazione con gli altri, fatta di sguardi, di vicinanza dei corpi, di emozioni, una piazza sociale solamente virtuale, che mi isola, e nello stesso tempo mi autorizza ad ogni esternazione, senza il controllo della presenza, dello sguardo, della sensibilità dell'altro.

Grazie,

Silvana Borutti

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