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Inviato da avatar Attilio Paparazzo il 28-12-2022 alle 15:28

In una recente intervista al Foglio il neo ministro a “Istruzione e merito” Valditara si compiace di uno sciopero scarsamente partecipato di Cgil e Uil e coglie occasione per affermazioni impegnative sulla fine di una certa egemonia culturale sulla scuola.

“Penso sia cambiato qualcosa in profondità: lo sciopero come strumento di lotta politica non tira più. Non funziona più. Si è chiusa, o si sta chiudendo, un’epoca. E’ ora di avviare una stagione di confronto costruttivo, nella logica di quella grande alleanza fra docenti, studenti, famiglie, istituzioni, parti sociali che ho da subito auspicato”. ... “Ora – spiega il ministro al “Foglio” – credo sia finita quell’idea antica, forse sessantottina, della scuola come luogo di militanza politica”. “Gli insegnanti – continua – oggi vogliono risposte concrete, sono interessati a quello che accade nei loro istituti, vogliono capire le strategie complessive che ispirano l’azione di chi governa...”

Non stupisce che un ministro di destra del governo più di destra della storia repubblicana consideri negativamente gli scioperi ma, vien da chiedersi come pensa che dovrebbero essere gli scioperi se non strumento di lotta politica? Crede il ministro che la lotta politica si debba restringere al solo ambito della competizione elettorale e parlamentare? Tutti gli scioperi sono strumenti di lotta politica, anche quelli relativi a microvertenze aziandali, a maggior ragione gli scioperi del pubblici dipendenti contro la politica economica del governo. Crede il ministro che il suo dicastero sarà d’ora in poi immune da un confronto politico e sindacale anche aspro con lavoratori, genitori e studenti della scuola?

Infine il ministro definisce sessantottina l’idea della scuola come luogo di militanza politica ovvero, secondo lui, se dissenti e protesti sei un residuo di quella nefata epoca che inaugurò la stagione delle grandi riforme di democratizzazione e laicità della scuola dai decreti delegati, all’integrazione dei diversamente abili, all’apertura delle scuola agli adulti, all’inserimento di altre nazionalità e culture, ecc. Valditara agita lo spauracchio del 68, ma intende restaurare bel altro: la scuola di classe, meglio ancora se privata… tanto l’aggettivo Pubblica non si accompagna più alla titolazione di quel ministero.

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