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Inviato da avatar Massimo Mulinacci il 20-04-2022 alle 17:13

In poche parole,

La quercia è stata piantata il 4 maggio 1924, nel primo pomeriggio, al centro di un monumento per i caduti della prima guerra, progettato dall’architetto Aristide Malinverni.

Un corteo festante è partito da piazza Tito Lucrezio Caro ed arrivato in piazza XXIV Maggio dove, dopo la deposizione della corona d’alloro e i canti degli studenti, hanno parlato il prof. Sacchi del gruppo rionale ed il prof. Giulio Dolci, volontario di guerra.

(Una pratica antica, spesso gli alberi venivano messi a ricordo di caduti ed eroi di guerra. A Marengo la storia racconta che Napoleone fece piantare un platano a ricordo dei soldati uccisi. Anche il platano di corso san gottardo 8, dovrebbe avere un significato analogo).

Da allora, la nostra quercia ha iniziato il suo “lavoro” di testimone della nostra storia. Ha respirato con noi i fumi della guerra, l’anidride solforosa, il benzene, il biossido di zolfo, il monossido di carbonio, si è presa le piogge acide, giusto per citar qualcosa. Di naturale c’è stato almeno un fulmine e bufere varie fino alle due ultime fatali. Un primo cedimento noto lo ha avuto nel 2004 ed una pericolosa crepa ha fatto sì che nel 2008 sia stata montata l’impalcatura. Nei primi mesi del 2019 è arrivata la piramide per evitare la caduta definitiva ed ora nel 2021 la quercia è stata “alleggerita” ed ulteriormente sostenuta.

La relazione del prof Ferrini (che allego) ben descrive la situazione e le possibili scelte. Perché questo accanimento?

La quercia di piazza XXIV Maggio è una di quelle creature che, senza un motivo apparente, fanno innamorare tutti quelli che le incontrano. Molti di noi provano questo sentimento che non ha alcuna necessità di essere misurato, pesato, analizzato. C’è. Spesso gli alberi provocano questi stati d’animo.

Belli e brutti, alti bassi piccoli e grandi. Un po’ come noi animali, umani e non. Spendere denaro per gli alberi è considerato un lusso, ma solo per curarli; per abbatterli si spendono più di centomila euro ogni anno (ma forse di più, non ho fatto in tempo a procurarmi i dati precisi), senza fare un plissé.

Allora facciamoci una domanda: è più irrazionale innamorarsi di un albero, oppure spendere una montagna di denaro per sterminarne il più possibile?

Se il primo punto è sentimento, il secondo è follia. Ci mascheriamo da macchine razionali per sfogare il nostro odio verso tutto ciò che è diverso da noi.
Milanesi tutti, continuate ad amare gli alberi, per chi già lo fa, ed invece cercate di accorgervi di ciò che vi circonda, per chi vede solo “arredo urbano”.

Ne approfitto per segnalarvi questo evento per domani durante il quale si parlerà di alberi di città: della loro cura, della loro vita, della loro funzione.

Giovedì 21 alle 16 all’Acquario Civico in Viale Gadio 2.
Chi non potrà essere presente potrà seguire la diretta sul canale You Tube della Web TV del Comune di Milano.
 

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