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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 15-03-2022 alle 11:49

Da diversi anni ma in particolare negli ultimi 2 anni, i medici di Famiglia o di base o condotti, hanno svolto un ruolo determinante nel servizio sul territorio per la sanità pubblica, sobbarcandosi una mole di lavoro importante. Se facessimo un’anamnesi (per usare il gergo), si direbbe che fino al 2010 le cose più o meno hanno funzionato, c’erano diversi medici in città, i pazienti erano tanti ma discretamente seguiti e gli episodi di mala sanità erano pochissimi o totalmente assenti, soprattutto i medici facevano il loro mestiere che è quello di curare.

A partire dalla gestione “Formigoni” presidente di Regione Lombardia per 26 anni, il quale si guadagnò l’alias “il celeste” per essere notoriamente un diretto interessato alla “santità” e meno alla sanità, abbiamo assistito a una destrutturazione del sistema sanitario lombardo, fino a un quasi totale passaggio da un sistema pubblico a uno privato. Durante questi ultimi 2 anni, lo scenario lasciato degradare appunto dal celeste e poi dai suoi egregi successori quali Maroni e oggi Fontana con l’assessorato Moratti che a ragion del vero è appena approdata alla gestione della sanità dopo l’agnello sacrificale Gallera si è poi disciolto e l’organizzazione non ha retto alla prova sotto “stress”, dimostrando quanto sia stato scellerato decidere di ridurre ai minimi termini un asse portante della coesione civile oltre che della presenza dello Stato in un settore cosi determinante per la cura del cittadino ammalato ed economicamente meno capace dunque più fragile.

Si arriva cosi ai giorni nostri, in cui si assiste a una ulteriore deriva del rapporto tra Istituzioni e medici di base, i quali rivendicano il loro ruolo di “front-end” soprattutto quando a monte le cose non funzionano come dovrebbero funzionare.

La disorganizzazione e le incapacità hanno portato molti giovani medici ad allontanarsi dalla professione e quelli anziani al prepensionamento creando cosi un vuoto fisico in cui a pagare sono gli ammalati e i cittadini, un esempio è Baggio, un quartiere che si trova senza medico di base. I restanti dottori si ritrovano a compiere un lavoro giornaliero impressionante fatto di giornate di 15 ore di assistenza diretta e indiretta, in cui parlano con i pazienti al telefono, soprattutto allo smartphone perché sempre raggiungibile, fanno ricette, visite ambulatoriali e in molti casi domiciliari, insomma un girone infernale che tutta via non abbandonano per spirito di sacrificio e forse il giuramento d’Ippocrate che impone la retta via.

Per voce loro:

“La burocrazia ci sommerge e non riusciamo più ad avere il tempo per le visite mediche.
Abbiamo lavorato in pandemia senza poterci proteggere per la carenza di presidi forniti dallo stato, e purtroppo in 369 medici hanno pagato con la vita per assistere i loro  pazienti ed oggi non si vuole riconoscere ai loro parenti una indennità economica. (!!!)
I ritmi di lavoro ai quali siamo sottoposti per via delle recenti attività aggiuntive sono improponibili
La nuova riforma della medicina generale creerà di fatto nuove barriere tra medico e paziente (ad esempio, gli ambulatori raggruppati nelle case della salute, saranno distanti dalle vostre abitazioni)
Queste riforme imposte alla nostra categoria, già allo stremo, stanno portando a demotivare i giovani laureati e a togliere la passione ai medici esperti: è purtroppo in atto un pesante fenomeno di abbandono della professione per prepensionamenti. Si è ridotto drasticamente l’ingresso dei nuovi medici, la conseguenza è che nei prossimi anni milioni di Italiani si troveranno senza medico di famiglia.

Nasce cosi il Movimento delle Coccarde Gialle per opporsi a questa scellerata modalità di gestione della Sanità Pubblica ma soprattutto per una riorganizzazione condivisa e dunque un dialogo molto stretto tra Istituzioni e medici, in modo da riequilibrare il rapporto e rendere un servizio qualitativamente migliore ai cittadini ma anche ridare una vita adeguata almeno al minimo standard civile al medico. 

Il 26 di marzo a Milano sarà organizzato un raduno al quale vengono chiamati i cittadini milanesi di buon senso, poiché a pagare le conseguenze di una destrutturazione camuffata da riqualificazione, siamo proprio noi, e sappiamo tutti quanto sia importante un medico nelle prime cure e nel supporto anche psicologico durante una malattia propria o di un familiare. Dunque non ci sono solo ospedali ben organizzati e funzionanti, c’è un primo livello che sta sul territorio e che è determinante per intraprendere cure corrette e indirizzi specialistici pertinenti.  

Ringrazio la Dott.ssa Marina Bianchi per la preziosa consulenza.

Gianluca Gennai

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