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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 30-12-2021 alle 18:06

Lo spunto alla riflessione ulteriore centra un bisogno che forse è principalmente quello di cercare un luogo, anche del pensiero, in cui provare a dare delle spiegazioni. Non posso che dare le mie.

Partirei da un limite personale, quello di non essere nato a Milano e al tempo stesso, penserei di valutare questo limite come un punto fisso dal quale partire senza sudditanza e da amante di Milano, per capire con una certa distanza, quanto sta capitando. Penso non si possa cercare una colpa se non si ha il senso di essa, dunque non darei colpe perché la cittadinanza non le percepisce e ciò origina il male supremo: l’inerzia da taluni voluta da altri subita che poi è stata la responsabile di una tornata elettorale priva di tutta la componente di protesta che come bene mette in evidenza, non è stata volutamente intercettata da una destra assolutamente insufficiente e probabilmente dalla parte di quel Sala che, come ben dice Greco, ha saputo sollevare un polverone talmente fitto da disorientare chiunque tranne coloro che lo hanno creato, un caso più unico che raro in cui una città come Milano non ha saputo esprimere una controparte, non ha saputo darle massa critica. Probabilmente c’è anche il fatto di arrivare da un periodo cupo e da un’incertezza del futuro tale da avere indotto una forma di messa in sicurezza in attesa di tempi migliori (una speranza personale?).

Da dove viene allora questa libertà di movimento di Sala?

Sono un suo critico fin dai tempi non sospetti, direi da quanto si affacciò a Milano perché sapevo quanto fosse potente dopo la sua fase da Dirigente in Telecom in cui fu chiamato dallo stesso Tronchetti Provera  (dunque che dire, non è un caso se riesce a muovere una certa economia di sistema o di regime, dipende da quanto si vuole essere espliciti e coraggiosamente tafazziani). In questa campagna elettorale, quest’uomo che parte da una Pirelli ancora con il suo timoniere Leopoldo Pirelli dal quale ebbe il battesimo e che dopo ebbe anche la benedizione di Bruno Ermolli, uomo di Silvio Berlusconi, ha ricevuto finanziamenti con quote da 10mila euro da personaggi di cui si può solo bisbigliare i nomi tali e tanti sono i loro poteri a partire da Medio Banca. Questa è la sua libertà d’azione, questo è il suo mondo al quale ha anche dato tanto come manager di indubbie qualità ampiamente dimostrate sia nella fase comunale Moratti in cu fu chiamato dallo status quo per sistemare i conti e risanare buona parte delle situazioni in cui il Comune di Milano si trovava in difficoltà finanziaria, sia con Expo quando lo stesso Renzi si inchinò a Lui per raddrizzare una nave in avaria e rotta di collisione grazie a figure come l’architetto(star) Boeri in quota Comune di Milano.

Dunque da una parte ammiro il manager ma mi chiedo come sia stato possibile coniugare una figura simile al mondo della politica. Me lo chiedo ma anche ho un’opinione a tal proposito e sta tutta nella trasformazione di una DC in PD, quel passaggio naturale dell’ala di sinistra che trovò nella vacuità arrogante dell’ambizioso Renzi, la giusta marionetta alla quale mettere in bocca parole e nel corpo azioni per compiere la manovra suprema: gestire senza ostacoli il potere su tutto, questa è la sua libertà, potersi muovere su tutto ma anche un limite, non toccare certi poteri che forse risiedono in una capacità di saper dare al popolo al momento di dover dare al popolo qualcosa di più di una illusione, una cosa che secondo me il Sala di oggi non riesce a fare, forse un Icaro che pensa di non avere le ali di cera. In quanto alla destra, purtroppo non esiste a Milano un gruppo credibile, e Meloni è troppo intelligente per prendersi un barroccio senza ruote ma con le storie dell’Lancillotto disegnate sul cassone.

Sull’ultima questione, se non c’è un senso di colpa come scritto sopra, non c’è neanche il moto a luogo di riconoscerne la verità qualsiasi essa sia, dunque si pensa di non doversi esprimere su una questione che ha a che fare con la politica in quanto cosa lontana dalla problematica quotidianità con la quale si confronta la maggior parte del cittadino milanese. Cosa possiamo mai dire a un padre di famiglia che guadagna 1200 euro al mese e lavora in una società di terziario o un impiegato di banca oggi, dopo più di un anno di pandemia nella quale oggi ci troviamo più di prima: Quali argomenti proporre ai tantissimi extra comunitari che cercano di essere almeno accettati nella preghiera? Quale Milano da toccare possiamo proporre al single o lo studente che non riesce a pagare l’affitto di casa? Tuttavia gli argomenti sono lo smog, le piste ciclabili, il verde di qua e di là, le Olimpiadi, gli Scali o altro, e forse un San Siro che certo smuove una passione e lì forse potrebbe esserci un risveglio. Questi sono i limiti che non portano la gente al voto, perché non si parla dei loro problemi veri, perché siamo tutti troppo lontani da tutto questo e anche noi siamo portati a discutere di sommi capi proposti proprio dal sistema (regime) che crea ogni giorno quel polverone tale da stordire tutti, anche le menti migliori. Sono certo caro Greco, che io e lei potremmo fare qualcosa di buono per Milano e molti altri cittadini milanesi forse più di noi, il problema è che, ammettendo una volontà con quale potere potremmo dialogare cercando di muovere la città verso gli interessi del cittadino? Quale economia muoveremmo in tal senso? Quale guadagno? Già oggi la domanda che si fa lo status quo è: chi dopo di Lui? Dunque in questi 5 anni, si dovrà blindare i progetti in modo da non essere toccabili dai successori, le uova d’oro dovranno essere tutte deposte e il dopo Sala dovrà essere un transitorio senza colpo ferire, su questo non m’illudo almeno per i prossimi 20 anni. Per intanto continuerò a scrivere dell’uomo Sala, come strumento di potere. Dei cittadini non m’illudo, restando convinto che molti di coloro di 3° e 4° generazione di origini umili che sostengono la Milano del cemento, lo facciano per mera gratitudine dell’essere almeno arrivati a un piano rialzato della società grazie a saper parlare milanese e a Checco Zalone. A questi non importa se ci sono i Navigli o no, gli basta che qualcuno gli riconosca il merito di avercela fatta ad uscire da quel "terrone" che oggi non può essere più usato tanti e tali sono i dialetti etnici e le lingue extracomunitarie.

No, soluzioni non ne ho dati i limiti che sarebbero i primi da abbattere, questo forse mi toglierebbe il diritto di critica? Mi spiace non essere propositivo ma solo critico, mi sia concesso lo sfogo forse fine a sé stesso.

 Post scriptum

In centro, ancora oggi, molti scelgono il proprio appartamento andando a leggere i cognomi sui campanelli, mi chiedo quale sia un argomento su cui confrontarsi con questo tipo di cittadino, giusto per vedere le dimensioni del ventaglio che ventila il trono di Sala.

Gianluca Gennai

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