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Inviato da avatar Simone Sollazzo il 14-11-2021 alle 21:29
DIBATTITO PUBBLICO Vs. REFERENDUM (Procedimenti comunque necessari)

Partendo dal presupposto che San Siro non è il centro del mondo, rimane comunque la madre di tutte le battaglie di carattere urbanistico su #Milano, da qui al 2026. L'archetipo di quella che si verrà a delineare come immagine futura di una città , sempre meno "paese inclusivo" e sempre più in affanno, per essere al passo con metropoli alla moda come Londra o Dubai, per volere essere fighi.

Detto questo, mi viene da sorridere di fronte al tempo che si perde in alcune "querelle politiche", proprio adesso che una decisione è già stata presa da parte della Giunta.
Non ci si poteva quindi risparmiare subito una polemica sulle modalità di presa di posizione in merito ai due strumenti cardine della espressione della volontà popolare: Il "dibattito pubblico" e il "referendum".

La cosa che fa sorridere (per non piangere), è un atteggiamento di rivendicazione iniziale sulla paternità delle due iniziative. Una sfida a chi ha proposto per primo e ci ha messo la sua bandierina, per poi arrivare quasi a rinnegare la scelta dichiarando la loro inutilità a seguito dell'accordo tombale sancito dalla Delibera di Giunta ed infine ci si indigna in coro per l'atteggiamento dispotico del Sindaco. Di sicuro le premesse con cui si presenta il tema San Siro non sono delle più confortanti, ma decidere di affrontare la questione a colpi di post di sdegno o di critica allo stato puro, fa precipitare una istanza di tale serietà nel fiabesco stile: "volpe che non può arrivare all'uva...".

Entrambi i procedimenti arrivano in una fase tardiva e su questo non ci piove. Ma per una volta bisogna prendere atto, e al di fuori di ogni schema e colore politico, che rappresentano entrambi un "passaggio necessario" e obbligatorio da difendere, e che abbiamo richiesto a più riprese. Questo anche a seguito di confronti pubblici che nell'ultimo biennio si sono consumati in maniera insufficiente nelle sessioni di Commissione consiliare, laddove le riflessioni meritavano ben più ampio respiro e analisi tecnica delle alternative progettuali che abbiamo accennato sempre qui sulla rete.
Per una volta verrà data voce alla cittadinanza e già questo aspetto merita riguardo, indipendentemente dalla posizione del Sindaco o dei gruppi di interesse. Di sicuro non ci aspettavamo una autostrada di comprensione e di ascolto a briglie sciolte. Nessuno di solito tende la mano a nessuno, se non per firmare un contratto milionario, quindi questo è uno scenario fatto di poche strade strette che vanno comunque percorse. Quantomeno per buona pace di chi la coscienza ce l'ha veramente a posto.

Se la politica è una battaglia, credo che vada giocata e vissuta con i pochi mezzi che si hanno a disposizione. Altrimenti possiamo comunque chiuderci nel nostro sdegno e lasciar fare ad altri (soffrendo in silenzio).
Abbiamo questi due strumenti precisi di #partecipazione, ma ci sono dei "però". Dei però grandi come lo stesso stadio che devono farci riflettere. Riflettere non solo su "cosa" andremo a fare , ma "come" lo dovremo fare. Che sia Referendum o dibattito pubblico ci sono due elementi da chiarire e da rimarcare da subito: l'efficacia e la chiarezza del #quesito nel caso del referendum. Per chi come me, è stato abituato ad una certa canalizzazione delle risposte in stile rousseauiano, con quesiti alquanto palesi dove la volontà del proponente era già insita nella domanda, direi che dovrà raddrizzare le antenne due volte.
Per quanto concerne il dibattito pubblico, possiamo trovarci a fare due chiacchiere, ma non come amici al bar, e soprattutto non negli orari più impensabili che rischiano davvero di interessare una sola parte della cittadinanza, limitata, seppur motivata e consapevole. E in tal senso penso che abbiamo appreso pienamente la lezione recente sugli Scali ferroviari come la riapertura dei navigli.

Quindi a chi pensa che entrambe le strade siano ormai tardive o inutili, penso che nulla sia più inutile del disfattismo o della mancanza di volontà per giocarsi un ultima partita importante. Polemiche politiche e frecciatine da contradaioli a parte, si può quindi ragionare su queste strade partecipative, ma insistendo su due aspetti che possono rendere l'istanza un motivo davvero sentito e diffuso oltre i confini della Municipalità 7.

Comunicazione e pubblicizzazione: Per quanto si possano odiare i social o la rete, finché una iniziativa non viene spinta adeguatamente nei pochi canali a disposizione, le possibilità di fare presa sulla opinioni pubblica si riducono. Semplice.

Presenza sul territorio: Ben vengano i flash mob o i presidi. Non possiamo aspettarci da subito folle oceaniche ma sono segnali di un tema che comunque cerca di farsi strada e non è detto che non si possano aggregare sempre più persone sensibili al tema, e di conseguenza aiutare a rilanciare l'ipotesi di dibattito pubblico come di referendum. E in tal senso solo una certa costanza e dedizione ripagano. Senza entrare nel merito dei fatti, é fuor di dubbio che tutti i cortei no green pass stiano dando in ogni caso una lezione sacrosanta di partecipazione e di seguito mediatico (fermo restando che sono da condannare in ogni caso gli atteggiamenti debordanti dal normale vivere civile).

In conclusione, pur essendo consci delle tante priorità presenti nel capoluogo, al momento questa sembra essere la prima pietanza che passa il convento. Dico che ci si può adeguare alla volontà di intervenire se vogliamo davvero fare politica in prima linea e soprattutto lanciare il segnale più importante per i tempi che corrono: a discapito di un astensionismo dilagante, la partecipazione (come la speranza) non sono ancora morte del tutto.

#Milano
#DibattitoPubblico
#Referendum
#scaladelcalcio
#SanSiro
#Partecipazione

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