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Facendo riferimento alla mia idea HoloCity di Smart City e quella sul futuro della nostra Rete Civica, motivate dalla pandemia, sarebbe opportuno discutere su come abilitare il cittadino a goderne i benefici, prevenendo le difficoltà ed i rischi.
Le Associazioni a cui partecipo già combattono per missione il divario digitale, con diversi punti di vista e destinazioni:
- AICA propone le patenti europee per il computer, a fronte dei costi dell’ignoranza informatica nell’impresa, nella pubblica amministrazione e nella sanità.
- Fondazione RCM propone la Rete Civica alla società civile sul territorio.
- Informatici senza Frontiere fornisce assistenza alle associazioni e imprese no profit che si occupano di malati e derelitti, in Italia e nel terzo mondo.
Tuttavia, oltre addestrare e assistere il cittadino a utilizzare i principali servizi in rete (anche su smartphone!) credo necessario aggiungere rudimenti di architettura dei sistemi informativi e informatici, altrimenti sarebbe come addestrare a guidare l’auto chi confonde il volante con la ruota: persino tanti nostri, apparentemente abili, millennial non sanno dove e come siano messi i loro dati e applicazioni, oltre a fare cattivo uso delle loro identità, conti (accounts) e relazioni digitali.
Anche per loro bisognerebbe sviluppare sulla Rete Civica una Scuola di “cultura digitale”, che vada oltre la basilare “alfabetizzazione”, combinando insegnamento e assistenza a distanza e tutoraggio in presenza di quartiere, nello spirito della RCM originaria ma con nuovi strumenti e metodi.
Lanciando la palla a colleghi più competenti ed esperti, mi riprometto di indagare gli auspicabili ammodernamenti del vecchio programma e-Citizen.
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