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Giulio Beltrami ha colto nel segno, in particolare sulla questione dell’alfabetizzazione digitale del cittadino.

Se da una parte è del tutto condivisibile un percorso tutto da scrivere, di alfabetizzazione sincrona e asincrona, giusto anche inserire un progetto come questo nella transizione digitale governativa, a maggior ragione in un luogo come questo, dove risiedono competenze e approccio partecipativo tout court.

Mi viene da dire che anche la scuola dovrebbe estendere l’istruzione agli over 50, magari tenendo lezioni serali sulla materia digitale, spesso i genitori o i nonni, non riescono a capire o a gestire i propri i figli o nipoti, un vero paradosso educativo che purtroppo c’è nella maggior parte delle famiglie normali. Bisogna andare a prendere chi non ha i mezzi informatici o non li conosce abbastanza dalle basi minime e non sono certo le nuove generazioni.

L’era post pandemia, dovremmo utilizzarla quasi come fu fatto per l’era post bellica, andando ad alfabetizzare, a formare i cittadini sui temi che serviranno a rilanciare l’intera società, anche per una maggiore partecipazione attiva alle questioni della collettività, partendo da un minimo di  competenze perché sia efficace e utile, altrimenti il rischio è di restare su una posizione passiva in cui vi è un proponente magari autorevole o noto, e un ricevente passivo perché non in grado di comprendere a pieno quanto sta ricevendo, dunque incapace di controdeduzioni.

partecipaMi potrebbe uscire da questo status di sofferenza meccanica, in cui c’è un grosso potenziale, un motore aeronautico declassato con il rischio dello stallo.

Gianluca Gennai