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Inviato da avatar Philip Grew il 15-03-2021 alle 20:11

Prima di tornare on topic alla domanda di Marta, mi permetto una riflessione sull'esempio della comprensione diacronica del lynch mob, il mobile vulgus intento al linciaggio, del 6 gennaio 2021. Dopo l'insediamento di Biden e appena oltre la metà dei primi cento giorni di luna di miele della candida presidenza nuova fiammante (il periodo tradizionale durante il quale il pubblico statunitense cerca di consumare il matrimonio che ha contratto durante le elezioni dell'autunno precedente) le sembianze degli eventi politici sono un po' diverse. Il conflitto sociale americano è meno acuto ma più profondo. Rimangono le barricate davanti al Campidoglio ma non il patibolo con il cappio che vi era stato eretto.
Se vogliamo cercare una seconda figura piana per un'omologia imperfetta del parallelo storico, forse sbagliamo a pensare al Reichstagsbrand. Facciamo meglio a vedere il 6 gennaio 2021 come il Bierkellerputsch del 9 novembre 1923 nel quinto anniversario della proclama di Weimar. Il trumpismo è sotto processo e senz'altro intento a scrivere il nuovo Mein Kampf, il suo piano di supremazia. E molti americani sanno che Biden con l'appello alla unità nazionale in effetti pratica l'accomodamento, mentre come dice David SIrota il ritorno ai soliti affari non sarà sufficiente per arginare il fascismo. In maniera più delicata (senza la parola fascismo), il corsivista del Times Ezra Klein cita i sociologi Howell e Moe per dire che addirittura ritrovare il decoro buttato via sotto Trump diventa una forma di accomodamento: "a return to the comity they cast off[…] will just empower the merchants of division". L'autore Timothy Snyder conia per il fenomeno trumpesco il termine "not quite fascism", ovvero il quasi-non-fascismo.
È evidente a tutti ormai che il senato americano è rotto, non riesce a funzionare. Però il rischio di seguire le fonti statunitensi è di confondere un problema dei politici con il vero problema politico. Gettando dall'Italia il nostro sguardo complessivo abbiamo un vantaggio e uno svantaggio. Il vantaggio per esempio è anche linguistico, se ci permette di capire la continuità tra lo appeasement di Chamberlain e lo accommodationism visibile oggi, termini entrambi traducibili in tricolore con «accomodamento». Se il primo termine è associato alla diplomazia fallita nel prevenire il nazionalsocialismo, il secondo ci ricorda una reintroduzione in politica della sacralità (una non laïcité), che giustamente Pino ha definito «imbroglio» e Kurt Anderson ha intitolato «fantasyland» ma altri ci diranno è delusion, cioè «illusione». In fondo è questo nazionalismo cristiano la grande minaccia all'America sognata.
Lo svantaggio della distanza diventa evidente quando persone qui a Milano dicono che la minacciata violenza del 6 gennaio 2021 non era una cosa seria. Forse si lasciano ingannare della folla vestita da carnevale ma sicuramente non hanno presente i linciaggi che da secoli hanno condizionato la politica del Regno Unito nel nuovo mondo e degli Stati Uniti. Vogliamo illuderci che la folla non avrebbe veramente impiccato Pence? Ascoltiamo i bambini nazionalcristiani a Boise, Idaho, nel video allegato (e ringrazio psyche6 per la segnalazione) che dicono destroy them, proiettando sulle mascherine l'immagine dell'altro. Forse questo ci aiuta a scorgere l'ombra gettata dall'albero di "strana frutta" Americana. Non vorrei che a Milano dessimo troppo peso a come si veste la gente.

Hitler Youth burn books

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