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Inviato da avatar Philip Grew il 17-01-2021 alle 20:44

L'articolo di Masnick è molto utile e debbo dire che sono genuinamente grato della segnalazione. Attenzione, però: l'articolo è lungo ed è scritto in una lingua straniera. C'è il rischio di rinunzia alla lettura da parte di alcuni di noi. Ho dovuto stanziare spazio per leggerlo. Non pretendo di saperlo riassumere (anche se sarebbe giusto che avessimo dei fondi per pagare le persone che ci riassumono in tricolore questi pensieri ma resti, questa riflessione, tra parentesi). Un punto molto importante nel concetto di sostituire alle attuali piattaforme nuovi protocolli condivisi è l'obbiettivo di avere di nuovo una rete distribuita. Questo è un principio di base ed è bene che lo si capisca a priori. Se no, è inutile parlare perché ciò che si costruisce sarà anche forse sistema ma non sarà mai rete.

Altro aspetto da notare della soluzione proposta da Masnick è il lavoro in corso che coinvolge inter alii Tim Berners-Lee con i marchi di Solid e Inrupt. (E queste iniziative dovrebbero avere il loro codice transponder scritto nel brief da dare agli stageur retribuiti che nominavo nella parentesi precedente.) L'appello di Berners-Lee per il futuro della rete basata sui principi che animano anche FRCM ci dà la teoria. Ora passiamo alla pratica. Se adottati, questi protocolli sarebbero un passo nella direzione giusta. L'idea di middleware proposta da Fukuyama et al, invece, salva le capre grasse e i cavoli passiti ma privatizza comunque il discorso pronunziato a nome di tutti noi.

Sottolineo la frase conclusiva di Oliverio Gentile: «Dovrebbe essere impedito per legge a enti pubblici e amministratori pubblici di usare questi ambiti [di proprietà privata] per gestire la cosa pubblicaPur condividendo la preoccupazione di Mario Zerbini per le bolle, trovo ancora più preoccupante la de facto privatizzazione della cosa pubblica --e anche delle nostre cogitazioni private-- che avviene a causa di quest'uso. Il potere coercitivo doveva essere prerogativa esclusiva dello stato, per definizione. Oggi però questo potere spetta alle piattaforme. Lo vediamo nel caso di Twitter che blocca l'account di Trump. Come abbiamo potuto permettere mai che tali decisioni non spettino alla collettività?

Altri due esempi del fenomeno che Oliverio denunzia sono il ruolo di poliziotto sovranazionale di Microsoft che blocca le botnet (perché gli Stati non sono così potenti da farlo) e la de facto privatizzazione della scuola italiana, ora saldamente nelle mani di Google. Se la caduta del server di Google significa che le scuole si spengono e i ragazzi escono dalle lezioni, allora la scuola appartiene a Google. Metto le due relative citazioni tra gli allegati.

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