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Si dice che avesse mezzi infiniti, eppure il padreterno prese il suo tempo e ci mise sei giorni. Roma non fu fatta in un giorno, ed anche la nuova Milano vorrà del tempo, come unità di misura propongo il lustro - quinquennio, 5 anni -: io sto finendo il mio tempo ma sono felice di vedere lanciato un progetto che guarda lontano e, almeno con la creatività, supera la bruttissima esperienza che Milano e Lombardia stanno ancora vivendo.
Già nel titolo il documento propone strategia la quale conduce, guida verso il futuro.
Come sempre il futuro è già qui, mi pare fosse Leonardo ad osservare che l’acqua che scorre è l’ultima di quella che va e la prima di quella che arriva.
Il passato è competizione, il futuro è cooperazione, sono convinto ma non vedrò cosa accadrà. Il documento che commentiamo – grazie a Gianluca Gennai per avercelo presentato – cita letteralmente economia collaborativa (miracolo a Milano?!): ci vuole coraggio, personalmente ammiro e dico bravi!!!
A chi è più capace di me propongo un’analisi della frequenza delle parole nel testo: collab ,,, collaborare, collaborazione mi sembra usata spesso, poichè usiamo le parole per comunicare fra noi potrebbe essere un’esercitazione interessante, chissà una tesina da affidare a studenti.
Non sarei così critico con valutazioni puntuali, posso sbagliare ma ripeto: credo ci vorrà del tempo, ma intanto – epidemia durante, siamo ancora nei nostri domicili coatti – è positivo un documento di strategia che guarda lontano. Ed è positivo che questo documento si proponga come aperto al contributo della città.
Mi ricorda l’art 49 Costituzione: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Da qui la prima domanda: in concreto, cosa significa documento aperto al contributo della città?
Un indizio, non positivo ma neppure definitivo, viene dall’informazione di Fiorella De Cindio: è un gran peccato non poter leggere le osservazioni arrivate.
Per quel che conto, condivido la riflessione della stessa Fiorella De Cindio, che ha già ricevuto l’incoraggiamento di Mario Zerbini: si lanci il sasso Decidim, ed i competenti ci aiutino a risolvere al meglio i problemi di connessione e tecnici che potrebbero verificarsi. Qualcuno ricordi che Decidim ha antenati ... proprio sotto i nostri occhi.
Vorrei un’alfabetizzazione digitale culturale e non solo tecnica; altro pregio del documento è l’attenzione al concetto cultura, anche questa parola ricorre frequentemente.
Decidim ha un grande pregio proprio culturale - vorrei sprecare anche la parola politico per nobilitare la politica ed anche Decidim -: il suo codice è aperto e gratuito.
Capiamoci: dopo 10 /100 mila anni non padroneggiamo ancora la parola (quante risse e guerre per parole sbagliate!), dopo 3/4 mila anni abbiamo difficoltà con lo scritto, non tuffiamoci nel digitale da ignoranti perché scaveremmo le basi della nostra schiavitù, meglio, perché noi madri e padri scaveremmo le basi della schiavitù dei nostri figli, nessuno conti su di me per questa operazione.
Un documento aperto non può essere tale all’infinito, da ex giurista propongo si pongano alcune regolette iniziali: quante parole per ogni contributo scritto? Quanto tempo per ogni contributo parlato? Di quale argomento si discute? ... Già ho scritto troppo a lungo, concludo …
La mia opinione è che queste regolette iniziali dovrebbero essere discusse ed accettate apertamente, con quel metodo democratico dell’art 49 Costituzione che finora ci siamo dimenticati di definire, ma non è mai troppo tardi per cominciare una buona pratica.
Oliverio vuoi aprire la discussione su queste regolette di metodo, su questo argomento?
La mia è una proposta, ovvio.
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