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Inviato da avatar Philip Grew il 14-04-2019 alle 18:33

Ottima segnalazione. Non avevo tanto Carrey sul radar ma ho controllato e capisco molto bene chi è. Questo screzio cinguettato riveste una discreta importanza nel il nostro sguardo complessivo per diversi motivi:

Non credo ancora di capire esattamente come stiamo definendo insieme il ritardo della politica ma leggo ogni giorno una notizia che getta luce su un dettaglio odierno di un processo in lunga evoluzione. Questi dettagli episodiche ci fanno capire come la politica locale diventa globale. Un giovane attento oggi a Milano che vuole inquadrare i due continenti americani fa bene a considerare la questione dei danni risarcibili che sottende le tensioni nordamericane a partire dall'episodio citato dal Prof. Castañeda sulla richiesta di scuse di López Obrador al re di Spagna.

In quel caso vediamo quanto 27 mila settimane non bastino perché la politica umana digerisca una violenza genocida, non a caso nel Messico, la più popolosa nazione della terza lingua mondiale, oggi un faro della libertà come nota Chomsky. In questo caso vediamo la stessa indigestione (ritardo della politica) a distanza di neanche un secolo. Il post di Carrey ci fa vedere come possa accadere la incapacità umana di rendersi conto di quel che insieme facciamo.

Questo post diventa una cause célèbre nella stampa anglofona (anche se mi potrebbe essere sfuggito se non l'avessi rimarcato, dato il tipo di fonte che seguo) grazie alla celebrità di Carrey. E' istruttivo notare come Mussolini viene contestualizzato su USA Today, per esempio. Quindi il post ha dato adito a un dibattito internazionale caratteristico che solo pochi anni fa non sarebbe stato possibile. Un pubblico americano risulta poco preparato dato il lungo periodo di egemonia che ha favorito una sorta di miopia. Ora Carrey mette il suo peso dietro uno spirito di consapevolezza antifascista. Risulta interessante specialmente alla luce di altre posizioni dell'attore che si oppongono nettamente alla coscienza consapevole (negazionista sui vaccini).

Risultano interessanti anche le due risposte. La nostra europarlamentare fa una comparsa immediatamente infantile, personalizzando ulteriormente la questione. A questo punto abbiamo un public intellectual sicuramente filoeuropeo ed internazionalista che interviene senza però alzare il tono ad hominem. Ci dobbiamo chiedere se parte del problema non risieda nel modo in cui lo stesso pubblico Italiano ha (non) gestito il fascismo storico.

Noto infine che il nostro plauso va all'attore per l'uso dell'arte. Quando all'Episcopio abbiamo parlato di arte e politica, non abbiamo a mio avviso dato spazio sufficiente all'importanza della satira e al rapporto tra satira e potere. I politici autocratici solgono smascherarsi con la loro reazione alla satira. Reagendo in questo modo appaiono per quel che sono: prepotenti.

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