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Inviato da avatar Eugenio Galli il 02-12-2017 alle 14:42

Lunedì 27 novembre ho partecipato a questo incontro con il rettore del Politecnico, prof. Ferruccio Resta, organizzato in Municipio 3 per la cittadinanza.

Tra il pubblico non solo consiglieri e addetti ai lavori, ma molti cittadini interessati al dibattito in corso su Città studi.

Mentre si parlava del Politecnico, la serata aveva certamente anche un convitato di pietra: l’ipotizzato trasferimento delle facoltà scientifiche dell’Università statale di Milano a Rho-Pero, proposta a cui guardano con forte preoccupazione molti cittadini (lavoratori e studenti dell’università, ma anche residenti del quartiere che temono le conseguenze di quelle scelte di abbandono, a tutt’oggi prive di una visione chiara) a cui si sta cercando in ogni modo di mettere la sordina.

Il fantasma era stato evocato anche da un passaggio dell’invito diffuso dal Consiglio di Municipio 3, dove si evidenziava che “Il Politecnico […] ha manifestato, insieme all’Università Bicocca, la disponibilità a crescere nel quartiere se la Statale confermerà la decisione di realizzare il nuovo campus nell’area Expo”.

Premesso che il Rettore ha chiarito, nel corso della sua esposizione, che l’eventuale interesse del Politecnico sarebbe solo per 20mila dei 200mila metri quadri che la Statale libererebbe, mi permetto di citare qui un passaggio centrale di un’ottima sintesi di Paola Fraschini (nel gruppo FB: “Che ne sarà di Città Studi?”) sull’incontro di via Sansovino.

Tutta la platea ha apprezzato la concretezza dell’intervento. Un progetto di Renzo Piano: dettagliato, mirato, con numeri certi e fondamenta solide. Un investimento da 37 milioni di euro di cui 31 sono già messi a bilancio: il rischio è ridotto al minimo perché ben l’83% dei fondi necessari sono già in cassa. Ricordiamo invece che il costo del trasferimento della Statale a Rho-Expo è stimato in minimo 380 milioni (sempre che non ci sia la classica lievitazione dei costi) e che ad oggi l’Ateneo in cassa non ha nulla: potrà ricevere 130 milioni dal Governo che comunque sono solo il 34% del necessario...”.

L’esposizione del rettore prof. Resta mi ha lasciato alcuni dubbi solo su due aspetti, che richiederebbero un maggiore approfondimento: da un lato, il progetto di intervento che tocca l’ambito (vincolato) della piscina Romano, seppure apparentemente senza stravolgerla, con la realizzazione di spazi mensa e residenze in sopraelevazione sul lato di via Ampère (zona attuali biglietterie); dall’altro, il corredo di parcheggi realizzati a margine della riqualificazione e, a tale proposito, occorrerebbe capire meglio numeri e dettagli di questa struttura.

Renzo Piano è famoso nel mondo anche per realizzare interventi “car free”, ma ovviamente – a parte l’indiscussa statura dell’architetto – molto dipende dai committenti che definiscono l’incarico e si tratta quindi di capire bene qui quanti parcheggi si vogliono realizzare, perché, per chi e dove, tenendo conto che la zona è estremamente servita da tutti i tipi di trasporto pubblico e che occorre favorire scelte che non incentivino ulteriore traffico veicolare privato.

Ciò detto, io penso che sia stata una serata veramente molto interessante che, semmai, ha dimostrato la siderale distanza che contraddistingue i due approcci: da una parte, il Politecnico che sceglie di investire sulle sue strutture nel quartiere, con un progetto dotato di una visione solida e pensato in una logica di rammendo, di ricucitura del tessuto urbano, dall’altra, la Statale che si lancia in un’avventura dai contorni fumosi, anche sul piano economico, e senza alcuna visione concreta.

Nessuno mette in discussione l’autonomia dell’università, ma su scelte di questo tipo le istituzioni non possono restare a guardare.

E i cittadini – che fanno bene a occuparsi e a non disinteressarsi di questi argomenti, non certo per la sindrome di NIMBY – hanno diritto di avere risposte chiare e tempestive.

Sul presente e sul futuro di Città studi.

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