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Incrocio ancora pericoloso
Avevo già segnalato la pericolosità dell'incrocio di viale Monza con via Finzi. Mi era stato risposto educatamente che ringraziavano e che stavano monitorando la situazione.
E' passato più di un anno e ancora si rischia il frontale. Questo perché di norma la sequenza semaforica del del verde è contraria alla sequenza convenzionale applicata in tutti gli altri semafori che io abbia mai visto.
Normalmente la sequenza del verde è: verde per le macchine che devono andare dritte, verde per le macchine che devono girare, verde per i pedoni che devono attraversare.
Qui invece l'ordine è: verde per le macchine che devono andare dritte, verde per i pedoni che devono attraversare, verde per le macchine che devono girare.
Il risultato è che l'automobilista che proviene da Sesto e si dirige verso il centro, appena vede che i pedoni hanno il rosso e forse con la coda dell'occhio vede comparire il verde, parte come un razzo, senza rendersi conto che il verde è scattato per chi deve girare e non per lui. In un qualsiasi altro incrocio avrebbe ragione.
Si rischia il frontale spesso e volentieri. Se non ci sono icidenti è solo perché chi deve girare inchioda, perdendo il proprio diritto, e due di anni di vita per lo spavento.
La cosa più ovvia (e purtroppo anche la più stupida) che si potrebbe ribattere è che bisogna prestare attenzione al semaforo!
Parole sante, tuttavia la circolazione si basa su convenzioni e norme introiettate negli anni. Spesso si guida sovrappensiero (anche quedsto non si dovrebbe fare), ma il preposto all'urbanistica non di primo pelo sa bene che le norme non si sovvertono per il gusto di dimostarre qualcosa. L'utenza va rispettata le convenzioni anche. Da tutti.
Allora monitoriamo. Cosa? E' talemnte ovvia l'illogicità della sequenza rispetto alle norme attuate sul resto del territorio che, a meno che non si voglia lusingare l'ideatore di questa stupidaggine, è da ripristinare velocemente la sequenza tradizionale.
Spero che non si debbano aspettare il solito numero di incidenti o peggio di morti prima di ammettere l'errore concettuale e progettuale.
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