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Testo e videointervista ai ragazzi di Roberto Schena
A cura di Esplorazione urbana n. 55
Mattia, Gabriele, Serena e Islam provano a scuotere un quartiere popolare dalla sua apatia. I soggetti di questa videointervista sono loro. Sotto il cielo del Gratosoglio, i ragazzi fanno presto a prendere coscienza della realtà, della scarsa solidarietà, basta guardarsi in giro. E' un quartiere abitato prevalentemente da una popolazione anziana, trascurato da un'inquietante gestione affidata all'Aler, come tutti quartieri popolari di sua competenza, del resto.
Ovunque negozi chiusi, non c'è nemmeno più il commercio. L'unico "centro sociale" è una palazzina del Comune anche piuttosto graziosa, appositamente costruita, si chiama C.A.M., centro di aggregazione multifunzionale di via Saponaro, ma con una possibilità d'accesso troppo limitata per la libera aggregazione, come segnala Massimiliano Toscano, consigliere di zona indipendente. Vi si svolgono dei corsi, ma sapete com'è il Comune concede gli spazi solo a pagamento, il Comune chiede soldi in luogo stranoto per essere socialmente "difficile", dove esso stesso non interviene per tenerlo vivo, magari con una mostra, un'assemblea, un dibattito, una conferenza, la presentazione di un libro...
La palazzina C.A.M. Centro di aggregazione multifunzionale, concesso in aggregazione libera solo un'ora per tre pomeriggi la settimana
Qui gli abitanti hanno a disposizione il Parco Sud a due passi, realtà unica in Europa, ma non possono goderlo, pieno com'è di tonnellate e tonnellate di rifiuti.
Questi ragazzi, di ogni nazionalità ed etnia, non riescono a ottenere nemmeno l'essenziale di un campo di calcio; è inutile riempirsi la bocca di parole come integrazione se non ci sono nemmeno le strutture più facili e poco costose, basterebbero pochi euro, tagliare l'erba e mettere due porte.
Il Parco Sud e (sotto) il Lambro Meridionale al Gratosoglio
Negozi quasi tutti chiusi, non c'è commercio nel quartiere
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