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Inviato da avatar Bruno Alessandro Bertini il 18-08-2011 alle 17:18

Scusate se insisto, ma l'unica via di salvezza passa dal cambiare radicalmente mentalità e modo di fare.

Il comune è indebitato?

La soluzione è la solita: vendere (o meglio pribatizzare) i beni di cui è in possesso.

Tralasciando un risibile discorso morale (quando mai gli enti pubblici hanno dimostrato di avere un minimo di dignità?) ll debito del comune di Milano è gatrantito dai suoi beni.

Fallire vorrebbe dire risarcire i creditori con questi ultimi, ovvero azzerare la situazione debitoria usando tutto ciò che ad oggi il comune possiede.

Ora per non fallire si punta a svendere (spesso sottocosto) tutti o quasi tutti i beni comunali per far cassa e risarcire i creditori.

La realtà è che il comune (e lo stato stesso) sono già falliti da tempo, ma insistono a voler far perdurare una situazione insostenibile per convenienza dei soliti noti.

Qualsiasi sacrificio si faccia i debiti vengono sempre ripagati solo in parte.

Questo perchè gli interessi fanno gola a gente senza scrupoli che si spaventa solo di fronte ad un'ipotesi di fallimento che azzererebbe i loro guadagni.

A chi ribatte che fallire porterebbe a non poter più pagare i servizi e le opere pubbliche faccio notare che dopo un bel "reset" si ripartirebbe da zero con l'ovvio (ma non tanto in italia) obbiettivo del pareggio di bilancio.

Tradotto in parole semplici se il comune produce (in entrate) un tot, questo tot sarà quello che si può spendere per i servizi e le opere pubbliche.

Ad oggi si paventa di ottenere non solo un pareggio di bilancio ma addirittura di ridurre l'indebitamento (avere più ingressi che uscite) nonostante l'aggravio degli interessi sul debito che il comune ha accumulato.

Senza fallimento:

(il comune vende o privatizza tutto il possibile)

Entrate (tasse e balzelli vari) = Interessi sul debito + Risanamento debito + Spesa corrente per servizi e opere pubbliche.

Con fallimento:

(Il comune ripaga i creditori con tutti i suoi beni)

Entrate = Spesa corrente per servizi e opere pubbliche

Alla luce del fatto che risanare il bilancio è impresa IMPOSSIBILE, conviene dichiararsi falliti e ricominciare.

Attenzione però: è inderogabile ripartire con un sistema economico che garantisca il pareggio di bilancio e prevenga un nuovo indebitamento.

Altro che BOND: abbiamo un ministro delle finanze che predica l'indebitamento ad ogni livello possibile!

I soldi da spendere devono essere quelli incamerati nell'anno precedente e non quelli che si spera di guadagnare sulla carta nei dieci successivi.

Il comune, per garantire la propria produttività, dovrebbe difendere e incentivare il mercato locale, ma ad oggi non è stato fatto nulla, e la privatizzazione a favore di multinazionali estere va in direzione esattamente opposta.

Immaginiamo che il comune investa 50 euro nella rete elettrica (la sua rete elettrica).

Già si ritroverebbe con una infrastruttura migliorata, e questo sarebbe già un ottimo investimento, ma se il lavoro lo facesse fare a un operaio che abita nel comune stesso e si rifornisce di energia da quella stessa rete elettrica municipale...

L'investimento fatto rientrerebbe al comune molto più velocemente.

Nel frattempo con quei 10 euro l'operaio potrebbe comprarsi un paio di scarpe fatte da un artigiano locale, che a sua volta potrebbe reinvestirli in un nuovo utensile fatto da un'officina sempre nel territorio comunale e così via...

Più i soldi girano all'interno del mercato locale, più questo si arricchisce.

Se i 50 euro finiscono in prodotti cinesi o supermercati francesi (che non vendono prodotti locali) più il mercato si impoverisce.

La zona della fiera era ricca grazie all'attrazione sui mercati lontani che questa esercitava: i ricchi visitatori spendevano per soggiornare in albergo, spostarsi, mangiare, ecc., poi è venuto in mente di spostarla in altro comune: complimenti.

La Rai attirava giornalisti e altri lavoratori qualificati ad alimentare un mercato cittadino fiorente.

Quando anche questa sarà dismessa come tutte le altre realtà che distinguevano Milano da una qualsiasi città del terzo mondo ci rimarranno solo le periferie.

Sono troppo amareggiato per continuare.

Spero che un giorno si capirà come stanno davvero le cose.

Fino ad allora non resta che sopravvivere.

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