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"Troppi furti, dobbiamo chiudere il cantiere" il parco della Vettabbia non sarà terminato
FRANCO VANNI HANNO resistito quasi un anno, poi si sono arresi. Dopo undici mesi di furti, intimidazioni, devastazione di recinzioni e scavatori, sono stati costretti a «prendere atto che non è possibile lavorare». I delle imprese che lavoravano alla costruzione del parco della Vettabbia hanno messo nero su bianco la loro decisione in una lettera al Comune: «Non ci sono le condizioni di sicurezza per proseguire». A fermare il cantiere — che entro giugno 2015 dovrà trasformasabitata. re in parco un'area di proprietà del Comune di 604mila metri quadrati alla periferia Sud, fra Rogoredo, Chiaravalle e Nosedo — sono le incursioni notturne di decine di ladri. Il sospetto è che le scorrerie partano dagli insediamenti rom abusivi sui confini dell'area, per il resto divertici «Abbiamo presentato almeno otto denunce a forze dell'ordine e polizia locale — spiegano in cantiere — nessuno è intervenuto, la situazione è degenerata. Hanno cominciato a devastare i macchinari ogni notte, con danni per decine di migliaia di euro. Qui a comandare sono loro e hanno alzato il prezzo da pagare». Il prezzo, per un anno, sono stati 150 litri di carburante ogni notte. Quando hanno trovato i serbatoi vuoti, i ladri hanno spaccato vetri, impianti, recinzioni. «Ogni sera lasciavamo venti litri di gasolio nel serbatoio di ogni scavatore — racconta un operaio — i ladri di notte lo rubavano ». Se all'associazione temporanea d'impresa Delta Ambiente sono stati costretti ad accettare questo patto senza senso (subire furti in cambio di nulla) è perché ogni tentativo di arginare l'illegalità è fallito. Le denunce sono andate a vuoto, così come gli investimenti in sicurezza: «I vigilantes si rifiutano di prestare servizio di notte in un posto così pericoloso — raccontano in cantiere — abbiamo innalzato recinzioni e installato sistemi di allarme, ma sono stati rubati». Ora i 23 lavoratori rischiano di restare a casa. Se piantare alberi e trasportare terra è impossibile, il loro lavoro non serve. «Abbiamo provato a spiare chi di notte superava le recinzioni — raccontano in cantiere — ogni volta si rifugiavano in un diverso insediamento. I furti sono gestiti in modo scientifico». Ne sa qualcosa Terna, la società che gestisce la rete elettrica, che in quei campi si è vista rubare chilometri di cavi, scollegati dai tralicci. E anche chi gestisce il depuratore di Nosedo subisce furti e incursioni. Per non parlare dei residenti di Chiaravalle, che trovano nei campi le carcasse di auto fatte a pezzi o bruciate. Il Comune di Milano — proprietario dell'area e committente dei lavori — fa presente che «per legge, spetta alle aziende garantire la sicurezza nei cantieri». E annuncia che, per la ripresa dei lavori, garantirà un presidio notturno della polizia locale, già presente di giorno. Da tempo Palazzo Marino progetta di sgombrare gli insediamenti rom nati vicino al campo di via San Dionigi. © RIPRODUZIONE RISERVATA I ROM NEL MIRINO Quello che resta del cantiere al parco della Vettabbia. «Le nostre denunce sono state inutili». Nei dintorni ci sono cinque insediamenti rom abusivi e in crescita
22 maggio 2014
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