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Inviato da avatar Giuseppe Maria Greco il 28-05-2014 alle 11:27

Mi rigiri la domanda, ma in una corretta conversazione è possibile. Dove e come nasce la consapevolezza? Dalla rete? Dai meeting? O forse dalle necessità che spingono i milanesi a esprimere domande, che in realtà sono affermazioni di un bisogno? La rete ed altri strumenti sono i mezzi per esprimere i bisogni, ma non incarnano quei bisogni. Anzi, a volte la rete diventa il sintomo dell'impotenza: non sono in grado di rispondere al mio bisogno e tu, che invece potresti farlo grazie al mandato che ti ho affidato, neppure mi rispondi. Dunque non si tratta di aumentare qualcosa che le persone hanno già, ma di convogliarle a trovare "potente" la loro presenza nella comunità cittadina. Non si tratta di iniettare buoni principi civici nelle persone, ma di far progredire e maturare quelli che già posseggono. Che utilità può avere la voce di una persona, se parla nel vuoto? E' per questo che occorre istituire strutture che rendano efficace la rete, modalità chiare per filtrare, raccogliere e riunire le richieste in modo da permettere a chi ne è incaricato di dare risposte operative e programmate. I milanesi, come qualsiasi altra popolazione, hanno disponibilità diverse a "partecipare alla vita comune", per motivi che spesso ne nascondono altri ma che sono insindacabili fino a quando non si sviluppa uno stile di vita ritenuto collettivamente positivo. Non sto a discutere dei problemi che possono creare le abitudini anche buone: questo è un problema della democrazia e va affrontato in questa chiave. Non mi dilungo per consentirti, se lo ritieni, le tue reazioni.

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