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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 06-10-2010 alle 13:02

Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/10/06/news/quarantamila_voti_immigrati_nella_corsa_per_palazzo_marino-7766616/

METROPOLI

Quarantamila voti immigrati nella corsa per Palazzo Marino

Le comunità tra voglia di rappresentanza e astensione. Undicimila "nuovi italiani" e 28mila comunitari potenziali elettori alle amministrative. Uno straniero su 5 ha già il diritto di scegliere chi lo amministra
di ZITA DAZZI

Un partito degli immigrati ancora non c'è, ma il presidente dell'Istituto islamico di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari, annuncia per le amministrative del 2011 la creazione di "Milano nuova", lista civica laica, per presentare candidati in rappresentanza delle comunità straniere. In passato ci sono stati invece diversi immigrati candidati dai partiti e nel 1997 venne anche eletta al consiglio comunale con l'Ulivo una cittadina italiana di origine straniera, l'eritrea Ainom Maricos.

Ma quanti sono gli immigrati che hanno diritto di voto a Milano? "A oggi possono votare gli 11mila residenti di origine straniera che hanno ottenuto la cittadinanza e i circa 2800 cittadini di Paesi Ue che hanno già fatto domanda di voto alle amministrative", spiega l'assessore ai Servizi civici Stefano Pillitteri. "I residenti di paesi Ue sono oltre 28mila e tutti potrebbero fare domanda per partecipare al voto: bastano 40 giorni di anticipo rispetto alla consultazione. I potenziali votanti sfiorano quindi quota 40mila".

Gli stranieri iscritti all'anagrafe di Milano sono più di cinque volte tanto, 208mila, ma il diritto di voto amministrativo non è concesso agli extracomunitari. Da tempi giacciono in Parlamento proposte di legge - una firmata dal presidente della Camera Gianfranco Fini - per estendere il voto agli immigrati residenti da 5 anni. Il diritto spetta già ovviamente agli immigrati che hanno ottenuto la cittadinanza per matrimonio (dopo due anni di permanenza in Italia) o per presenza continuativa in Italia da almeno dieci anni - quattro se cittadini Ue - con regolare permesso o carta di soggiorno.

Possono chiedere la cittadinanza italiana anche i figli degli immigrati nati qui, al 18mo anno d'età. Di diritto diventano italiani i figli di stranieri che hanno acquisito la cittadinanza, i figli adottivi nati all'estero e i nipoti di cittadini italiani residenti da almeno tre anni. Inoltre chi presta servizio militare per l'esercito italiano (anche all'estero) può avviare la pratica. Tutte le domande vengono valutate a Roma, mentre il giuramento avviene in Comune.

"Credo che sia tempo di avere una lista civica che rappresenti le istanze delle tante comunità immigrate, da tutti i paesi", dice Abdel Hamid Shaari, che assicura di aver già preso contatti con altri leader di comunità straniere. In passato i rom del campo di via Idro avevano annunciato la nascita di una loro lista, ma poi non se ne è fatto più nulla. Da tempo attivi per promuovere la rappresentanza politica degli immigrati è la rete "Cittadini dal mondo", coordinamento di associazioni che organizza incontri e seminari sui temi politici dell'agenda cittadina.

Ainom Maricos, eritrea, una delle fondatrici, non si sbilancia sulla proposta di Shaari: "Gli faccio i miei migliori auguri - dice - Ma io preferirei che gli immigrati facessero politica entrando nei partiti che già esistono. Un partito o una lista civica su base etnica, rischierebbe di diventare un ghetto. Ci vorrebbe invece uno sforzo dei partiti per candidare e appoggiare realmente gli immigrati nelle loro liste".

(06 ottobre 2010)

Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/10/06/news/onida_stop_alle_ordinanze_e_ai_militari_nelle_nostre_strade-7797374/

IL TEST/ LA LEGALITA'

Onida: "Stop alle ordinanze e ai militari nelle nostre strade"

I candidati alle primarie del centrosinistra rispondono sui temi centrali della loro sfida
"Il controllo degli appalti pubblici deve investire tutta la catena dei rapporti economici"
di ORIANA LISO

«Una amministrazione trasparente, onesta, che vuole essere un modello per i cittadini non dovrebbe mai delegare ad altri — neanche alla magistratura — il compito di assicurare il rispetto della legalità o di tutelare la sua immagine. Una buona amministrazione è quella che sa respingere i tentativi di infiltrazione della criminalità, prevenire la corruzione, il malaffare, ma che sa anche riconoscerli e stroncarli al suo interno». È una immagine alta del governo della cosa pubblica, quella disegnata da Valerio Onida, il presidente emerito della Corte costituzionale che ha accettato la sfida delle primarie del centrosinistra. Un modello ideale che, per Onida, può diventare reale.

Giuliano Pisapia e i costi della politica Stefano Boeri e l'ambiente

Professor Onida, la parola sicurezza, a Milano, vuol dire ordinanze.
«La città deve essere adeguatamente presidiata. Ma procedere a colpi di ordinanze, anche se può dare una apparenza di sicurezza, è prevalentemente propaganda, trasforma in emergenza situazioni che si debbono affrontare e risolvere con gli strumenti ordinari. Su cosa intervengono le ordinanze? Gli orari dei pubblici esercizi sono già regolati dalla normativa in vigore, il problema degli affitti in nero vale in via Padova e in via Sarpi come in qualsiasi altra via della città».

Quindi basta ordinanze, per lei?
«Non ne vedo il bisogno, come non condivido il ricorso ai militari, che dovrebbe essere limitato, nelle strade di una città, a casi eccezionali: c’è la polizia, ci sono i carabinieri, i vigili, la guardia di finanza. Occorre destinare adeguate risorse — degli enti locali e dello Stato — per assicurare organici e mezzi alle forze dell’ordine. Ma poniamoci anche, o prima, il problema della vivibilità dei quartieri, del risanamento di situazioni di degrado sociale e ambientale, di cosa offriamo ai cittadini. Mi sembra che oggi si tenda a intervenire prendendo il problema dalla coda — la repressione — e non dalla testa, la prevenzione. Il rispetto delle regole si costruisce anche mettendo in comune un patrimonio di comportamenti corretti, non alimentando il senso di impunità per l’illegalismo diffuso».

Quale strada deve percorrere allora un sindaco per costruire questa cultura della legalità?
«Solo una società che si indigna e reagisce davanti alla mazzetta chiesta o percepita dal funzionario o dal consigliere comunale per una pratica edilizia può respingere l’assalto delle mafie organizzate. E solo una amministrazione che per prima è onesta e trasparente toglie ogni giustificazione ai cittadini che non rispettano la legge. Una illegalità che si annida nella pubblica amministrazione è di per sé più grave di quella cui indulgono i singoli cittadini, perché alimenta l’illegalismo diffuso. L’amministrazione deve invece autocontrollarsi, saper fare pulizia in casa propria, prima che arrivi la magistratura a scoperchiare il malaffare. Questo si deve fare selezionando e formando una classe dirigente — politica e amministrativa — qualificata e onesta; rendendo trasparente l’azione amministrativa; attivando controlli interni che non guardino solo alle carte e alla loro regolarità formale, ma alla sostanza e al risultato».

Una polemica degli ultimi tempi: la mafia a Milano non esiste. O sì?
«Dovrebbe essere diffusa e studiata, in Comune, la relazione del procuratore Pomarici alla commissione parlamentare antimafia, del dicembre 2009. Le mafie esistono, anche se non si vedono quanto un campo nomadi abusivo. La criminalità si insinua nell’economia e nella pubblica amministrazione, riciclando denaro sporco in attività economiche, comprando licenze commerciali o gestendo in subappalto imprese di movimento terra. Il controllo degli appalti pubblici deve investire tutta la catena dei rapporti economici, e probabilmente non basta nemmeno chiedere il certificato antimafia: ci sono anche i prestanome».

Servirebbero più persone per controlli di questo genere.
«Basta razionalizzare le risorse che già ci sono. Funzionari e dirigenti non possono affidarsi solo a un pezzo di carta, ma devono conoscere e controllare le realtà in cui intervengono e i risultati dell’azione amministrativa. Sulle case popolari, per esempio, qualcuno avrà pure il compito di vigilare perché non vengano occupate o che chi deve paghi il dovuto. Se poi un dipendente pubblico è indagato per reati contro la pubblica amministrazione ha diritto alla presunzione di non colpevolezza fino alla condanna definitiva, ma l’amministrazione ha il diritto e talora anche il dovere di sospenderlo o di trasferirlo senza attendere i tempi lunghi dei processi. Non è garantismo, ma tutela, da parte dell’amministrazione, della propria credibilità».

L’opposizione contesta al sindaco di non aver istituito una commissione antimafia.
«Una commissione esclusivamente consiliare può anche diventare solo un luogo di discussioni senza effetto pratico. Servono semmai organismi consultivi e tecnici, nei quali si può anche chiedere la collaborazione della magistratura, per individuare i punti deboli dell’amministrazione e delle sue procedure e le misure opportune per prevenire gli illeciti».

(06 ottobre 2010)

Da www.milanotoday.it:

http://www.milanotoday.it/politica/elezioni-comunali-2011-milano/primarie-4-candidati-a-confronto-su-ecopass-mobilita-legalita-e-precarieta.html

Primarie, i 4 candidati a confronto per una "Milano Capace di Futuro"

Boeri, Pisapia, Onida, Sacerdoti: un dibattito a 4 si è svolto stamani alla Camera del Lavoro; sul piano del confronto le tematiche "scottanti" della città: piano di sviluppo, mobilità, precarietà, periferie, welfare di cittadinanza, legalità e partecipazione politica

di Marta Abbà - 06/10/2010

"Una Milano capace di futuro", è questo il titolo del "Manifesto per la metropoli" sottoscritto da Cgil Milano, Acli di Milano e Monza e Brianza, Arci Milano, Associazione Punto Rosso, Auser Milano, Casa delledonne maltrattate, Legambiente, Libera Milano, Lila e Uisp e discusso questa mattina alla Camera del Lavoro in compagnia dei 4 candidati alle primarie del centrosinistra per le elezioni comunali. Piano di sviluppo per la citta', mobilita' per tutti, giovani e precarieta', interventi strutturali sulle periferie, welfare di cittadinanza, attenzione al femminile, nuova partecipazione, legalita': queste le tematiche protagoniste del dibattito condotto dal tandem radiofonico formato da Danilo De Biasio, direttore Radio Popolare, e il collega conduttore Massimo Cirri.

4_candidati

Agendo in piena autonomia rispetto al percorso di rinnovo del consiglio comunale e del sindaco, "Il nostro desiderio e' che le proposte del manifesto possano entrare nel programma del candidato sindaco del centrosinistra", ha spiegato il segretario generale della Camera del Lavoro, Onorio Rosati, dicendosi impegnato a rendere Milano "Una città più a misura delle persone e che metta al centro le esigenze di socialità, di giustizia, si sviluppo e di qualità della vita e dell'ambiente per tutti i cittadini". Chiarito l'obiettivo del confronto Il presidente "padrone di casa" ha lasciato spazio ai 4 candidati.

Ecopass

"Da rimodulare ma non solo" hanno dichiarato unanimi i 4 candidati alle primarie del centro sinistra. Per Giuliano Pisapia, infatti, " Non e' possibile che oggi non paghi solo chi ha il suv: bisogna affrontare il problema del traffico diminuendo il numero di auto". L'avvocato candidato ha suggerito di allargare per prima cosa alle periferie "Il car sharing e il bike sharing, ma è necessario anche intervenire sulle caldaie, soprattutto degli edifici pubblici".

Da rimodulare anche per Michele Sacerdoti, "In funzione del costo e dell'impatto che le auto hanno attraversando una certa strada e del numero di persone a bordo", e, toccando il tema delle piste ciclabili ha aggiunto: "Dobbiamo favorire le zone 30 dove le auto vanno a velocità ridotta ed e' possibile tracciare corsie ciclabili".

Stefano Boeri, mirando a rendere Milano la "capitale di una nuova ecologia", ha suggerito di estendere Ecopass affiancando "Misure per la riduzione del parco macchine come incentivi a chi si sposta in città con piu' di 3 persone a bordo".

"Bisogna ridurre drasticamante il traffico privato in città - ha ribadito Valerio Onida - "Milano non è una città per le bici e i pedoni, ma nemmeno per le auto".

Lavoro, precarieta', crisi economica.

Il Comune ha un ruolo fondamentale, secondo Valerio Onida, "Soprattutto sui servizi per chi lavora, i mezzi pubblici, la casa, sui quali deve investire mirando al lavoro non solo come ricchezza ma come elemento fondante della persona".

Critico verso l'operato dell'attuale Giunta, Stefano Boeri che ha fatto osservare: "Sarebbe stato opportuno che il Comune avesse attivato un'autorità di governo sull'emergenza crisi". E' "ridicola", secondo l'urbanista, la cifra di 10milioni stanziata come fondo anti crisi, "serve un impegno maggiore. Milano, una città che deve diventare un luogo di sperimentazione delle politiche sul lavoro, del sostegno attivo al reddito e dei processiformativi".

Michele Sacerdoti ha lanciato un appello per tagliare i costi, "Solo così sarà possibile trovare i fondi necessari alle politiche di sostegno". Qualche esempio? "Tagliamo i gemellaggi, risparmiamo sulle trasferte dei consiglieri e blocchiamo la realizzazione di una nuova sede del Comune e la continua esternalizzazione dei servizi".

Sulle tematiche riguardanti il lavoro "Un sindaco di centrosinistra non puo' essere neutrale - ha affermato Giuliano Pisapia, convinto che il Comune possa "fare tanto", per prima cosa "Questo significa schierarsi essere dalla parte di chi e' piu' debole - ha suggerito l'avvocato - E' il caso di pensare al reddito sociale minimo per chi ha perso il lavoro e non ne ha ancora trovato un altro".


Commissione consiliare antimafia.

Sarebbe il primo passo verso la legalità per Giuliano Pisapia che, ribadendo l'idea di destinare i beni sequestrati alla mafia ad abitazioni per i rom, ha affermato: "Sicuramente non risolve il problema, ma certamente dà una risposta a una cultura omertosa rispetto all'illegalità".

Necessaria anche per Stefano Boeri una commissione apposita, che sia "In stretto contatto con quella parlamentare: serve una rete attentissima di vigillanza nella quale il Comune deve svolgere un protagonismo assoluto".

Per Michele Sacerdoti il lavoro della commissione dovrebbe essere focalizzato soprattutto "Nel fornire garanzie nella gestione degli appalti e del movimento terra".

Valerio Onida, invece, ha accolto con meno entusiasmo l'idea della commissione "Se è composta dai partiti, con tutte le loro parcellizzazioni perché lo scopo e' quello di parlare genericamente di antimafia - ha affermato il candidato, spiegando la propria perplessità - Serve un organo che individui i punti deboli dell'amministrazionemettendola al riparo dalle infiltrazioni".


Governo della città.

Il manifesto suggerisce il rilancio della macchina comunale valorizzando le competenze dei suoi lavoratori e ripensando al ruolo dei consigli di zona.

Sempre sottolineando l'esigenza di tagliare i costi dell'amministrazione Michele Sacerdoti ha subito dichiarato che "Del city manager non c'e' bisogno: il Comune ha le risorse interne per fare a meno anche di tanti consulenti".

Anche Valerio Onida si è detto a favore di una rideclinazione delle risorse, "L'amministrazione va maggiormente responsabilizzata per diventare così amica dei cittadini".

E' "un'organizzazione creativa" la macchina comunale, secondo Stefano Boeri che torna a criticare il sindaco che "In questi anni ha umiliato una parte delle intelligenze che il Comune ha e sulle quali noi dobbiamo lavorare". "Dobbiamo ripensare alle municipalizzate sia in termini di riduzione che di sinergie nella gestione" ha aggiunto Boeri suggerendo di far diventare i consigli di zona "Come dei municipi con autonomia e possibilità di spesa".

Sono "Essenziali per far rivivere la partecipazione dei cittadini" i consigli di zona, almeno per Giuliano Pisapia che ha sottolineato la necessita' di "Ricreare zone piu' vicine ai cittadini con maggiore partecipazione per trasformare la macchina comunale in un organo virtuoso e attento alle necessità dei cittadini".

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