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Da milano.repubblica.it:
http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/10/04/news/stefano_boeri_dai_tetti_alle_strade_milano_pronta_a_una_rivoluzione-7721743/
IL TEST/ L'AMBIENTE
Stefano Boeri: dai tetti alle strade
Milano è pronta a una rivoluzione
I candidati del centrosinistra alle primarie rispondono sui temi centrali della loro sfida
"Parchi agricoli sottoutilizzati e parchi poco sfruttati: non basta fermare le auto la domenica"
di TERESA MONESTIROLI
Stefano Boeri, lo smog è uno dei peggiori nemici di Milano. Come pensa di risolvere il problema dell’inquinamento?
«Milano potrebbe essere la prima città italiana a fare una rivoluzione ecologica, una trasformazione del modo di usare la città e di produrre. Non basta bloccare il traffico la domenica, ci vuole una sfida più grande, che aumenti la qualità della vita».
In che modo?
«Stimolando l’agricoltura e rivoluzionando la mobilità. Milano è una metropoli di piccole dimensioni. È circondata da aree agricole che oggi non sono sfruttate a sufficienza. Ha parchi importanti che potrebbero essere sfruttati meglio».
Iniziamo dal traffico. Cosa pensa dell’Ecopass, inaugurato nel 2008 e da allora fermo al palo?
«Ho firmato il referendum che ne chiede l’estensione. Per disincentivare l’uso dell’auto servono diversi provvedimenti, tra cui l’ampliamento progressivo di Ecopass prima alla circonvallazione della 9091, poi fino al sistema delle tangenziali. E naturalmente l’aumento delle tariffe di sosta per i non residenti. Ma non è sufficiente».
Oltre alle telecamere di Ecopass, Milano non ha visto granché in questa direzione.
«Invece bisogna potenziare il trasporto pubblico di superficie verso gli svincoli tangenziali, rivedere il regolamento delle corsie preferenziali, con incentivi per le auto che viaggiano cariche. In Nord Europa le auto con tre passeggeri possono viaggiare liberamente sulle preferenziali, in Giappone le macchine lunghe meno di tre metri parcheggiano gratis. Studiamo le esperienza straniere e importiamo ciò che aiuta Milano a diventare la capitale italiana delle biciclette».
Come? Da anni se ne parla, ma la mobilità su due ruote non è mai decollata.
«Milano ha le caratteristiche perfette per circolare in bici, ma bisogna fare un grande sistema di oasi pedonali e le piste ciclabili. Non solo i raggi dal centro alle periferie, ma anche percorsi sensati per collegare punti nevralgici. La giunta Moratti ha perso più di un’occasione. Basti pensare a corso Buenos Aires: hanno rifatto i marciapiedi senza considerare le piste ciclabili».
Isole pedonali, piste ciclabili, road pricing, aumento delle tariffe del parcheggio: tutti provvedimenti che il partito dell’auto (i commercianti) ha sempre contestato. Come pensa di convincerli?
«Ci vogliono decisioni politiche. Non sempre è possibile avere il consenso generale su tutto, non per questo si deve rinunciare a scelte importanti che migliorano la vita in città».
Dove pensa di trovare gli investimenti per questi interventi?
«Sto studiando il bilancio del Comune e sono convinto che ci sia margine di risparmio per di finanziare tutte le iniziative ambientali».
Passiamo all’agricoltura. Che proposte ha in merito?
«Milano ha un rapporto molto difficile con l’agricoltura di prossimità che non dà nulla alla città. Bisogna puntare sul recupero delle cascine, tema che ho già sviluppato con Sloow Food, per creare aziende agricole in grado di rifornire i cittadini».
E dentro la città?
«Bisogna ragionare sugli spazi verdi. Quelli grandi come il Sempione e Palestro dovrebbero avere una funzione sociale e culturale più chiara. Sono circondati da istituzioni culturali di prestigio che potrebbero attirare di più i milanesi, magari studiando un sistema di biglietto unico per musei e teatri».
La giunta Moratti ha bocciato l’idea di Renzo Piano di piantare alberi in centro. Lei cosa ne pensa?
«È un tema importante su cui lavorare. Ho partecipato a un’iniziativa della Provincia che ha piantumato 300 mila alberi sulla cintura urbana. È stata un’esperienza unica, peccato che la nuova giunta di centrodestra l’abbia fermata».
Le aree verdi sono spesso al centro di provvedimenti sulla sicurezza come ordinanze antidegrado e cancellate. Vede soluzioni alternative?
«Il primo problema da risolvere è l’illuminazione, che il più delle volte è pessima. Per rivitalizzare le periferie bisogna accendere luci, non spegnerle. E poi c’è da aumentare la vigilanza».
Edilizia sostenibile: cosa ne pensa della concessione di volumetrie a coloro che costruiscono seguendo i nuovi standard di risparmio energetico prevista nel Pgt?
«Gli incentivi sulla sostenibilità ambientale sono giusti, ma non c’è bisogno di concedere volumetrie. Anche in questo campo ci sono esempi in Europa eccezionali: a Friburgo esiste la borsa dei tetti, dove vengono installati impianti di energia solare. Perché non farlo anche a Milano, partendo da tutti gli edifici pubblici?».
(04 ottobre 2010)
Da milano.corriere.it:
http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_ottobre_5/boeri-superpoteri-truffa-1703883501323.shtml?fr=correlati
Il candidato del Centrosinistra che ha lavorato al progetto
Boeri: ma così diventa una truffa
L'architetto: «Si regalano ai privati 600mila mq di uffici e residenze. Era meglio un sito pubblico»
MILANO - Lo dice Stefano Boeri, che pure fino a un mese fa ha lavorato alla definizione del concept plan, prima, e del masterplan poi di Expo sui terreni di Rho-Pero: «È una truffa. Ci si appresta a regalare ai privati 600 mila metri quadrati di uffici e residenze». Per questo Boeri, che ha abbandonato l'incarico di Expo per candidarsi sindaco alle primarie del centrosinistra, da giorni sta proponendo di voltare pagina e portare Expo sui terreni pubblici dell'Ortomercato. Gli fa eco Valerio Onida, anche lui in corsa per le primarie: «La vicenda, con questa clamorosa impasse, dimostra che in città c'è una totale assenza di governo».
Si è discusso di Expo, ieri sera, durante la trasmissione «L'Infedele» di Gad Lerner. Occasione per ascoltare le posizioni dei due candidati, ma anche i dubbi della Lega (il segretario provinciale Igor Iezzi: «Siamo molto preoccupati per questo stallo»), la critica dell'architetto Gae Aulenti («Abbiamo buttato via tre anni, è una cosa oscena»), la proposta del suo collega Massimiliano Fuksas («Credo si debba comprare quelle aree. Comunque, la classe politica si deve chiudere a discutere, come in un concistoro: non escono finché non hanno raggiunto accordo e soluzione»). Il compito di difendere il lavoro, comunque, fatto, spetta all'assessore regionale Raffaele Cattaneo e all'europarlamentare Carlo Fidanza: «Non si sta perdendo tempo, ma stiamo discutendo proprio perché non vogliamo fare regali ai privati e abbiamo come primo obiettivo quello di tutelare l'interesse pubblico».
Da segnalare infine che una risposta a Boeri è giunta ieri dal presidente del consiglio regionale, Davide Boni: «L'errore iniziale è stato quello di essere finiti su un'area privata. Tuttavia - osserva - non c'erano alternative, perché a Milano di aree pubbliche non ce ne sono, per cui il meccanismo passa attraverso terreni che non sono di proprietà pubblica ma privata. Aree che però alla fine avranno una valorizzazione diversa dovuta proprio al loro cambiamento di destinazione».
Andrea Senesi
05 ottobre 2010
Da milano.corriere.it:
http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_ottobre_5/sondaggio-candidati-primarie-1703887255722.shtml
I risultati del sondaggio GM&P su un campione di 200 che votarono alle primarie un anno fa
Sondaggio: per le comunali, nel Pd è testa a testa tra Pisapia e Boeri
L'urbanista appoggiato dal Pd in lieve vantaggio (23%), ma il 44% si dice ancora indeciso
MILANO - A quaranta giorni dalle primarie a Milano la partita nel centrosinistra per la scelta del candidato sindaco è ancora apertissima: tra gli elettori del Pd infatti l'urbanista Stefano Boeri gode di un leggero vantaggio sull'ex parlamentare del Prc Giuliano Pisapia (23% contro 20,5%), ma oltre il 44% non ha ancora deciso per chi votare. È quanto emerge dal sondaggio che GM&P ha condotto sui milanesi che un anno fa votarono alle primarie del Pd per la scelta del segretario. Le 200 persone prese a campione sono sicuramente rappresentative del popolo democratico, ma in parte anche dell'universo di tutto il centrosinistra, visto che tra gli intervistati ci sono anche elettori alle scorse comunali del Prc, dell'Idv e della lista civica dell'allora candidato Bruno Ferrante. L'indagine, realizzata tra il 21 e il 26 settembre, fotografa una bassa capacità di penetrazione tra l'elettorato del costituzionalista Valerio Onida (9,5%) e una sostanziale parità tra Boeri, che pure ha ottenuto il sostegno della classe dirigente del Pd, e Pisapia. «Il leggero vantaggio di Boeri - ha spiegato il direttore della ricerca, Marco Marturano - è sicuramente dovuto alle sue personali capacità, ma in parte anche al fatto che i vertici locali del Pd abbiano indicato una scelta, visto che Pisapia gode di un maggiore notorietà e la sua campagna è iniziata con due mesi di anticipo». L'alta percentuale di indecisi (oltre 4 su 10) conferma del resto che ala partita del 14 novembre ancora tutta da giocare, tenuto conto che il 79,2% degli intervistati è già certo di andare a votare per le primarie e il 15,8% lo ritiene probabile. «In una situazione in cui è così alto il livello di ponderazione tra gli elettori - ha concluso Marturano - il peso dei muscoli del Pd è ancora tutto da dimostrare: in caso contrario il numero degli indecisi sarebbe inferiore» (fonte: Ansa).
05 ottobre 2010
Da milano.repubblica.it:
http://milano.repubblica.it/sport/2010/10/05/news/pisapia_fuori_la_politica_dalle_societ_del_comune-7758699/
IL TEST/ I COSTI DELLA POLITICA
Pisapia: "Fuori la politica
dalle società del Comune"
I candidati alle primarie rispondono sui temi centrali della loro sfida per Milano
"Bisogna restituire fiducia ai funzionari umilitati dalle imposizioni giunte dall'alto"
di ALESSIA GALLIONE
Parte da una premessa: «Le priorità per Milano, quando sarà governata da una giunta diversa, sono tante: dalla casa al lavoro, dai servizi sociali all’ambiente». Ma per risolvere quelli che Giuliano Pisapia «considera problemi importanti che in questi ultimi quattro anni sono diventati sempre più grandi e urgenti», bisogna partire «dal rinnovamento della macchina comunale per renderla più efficiente». È questo che il candidato alle primarie del centrosinistra considera il primo passo: «Il punto di partenza necessario per creare una città virtuosa è un Comune virtuoso. E la gestione Moratti, in negativo, lo sta dimostrando».
Stefano Boeri e l'ambiente
Cosa farebbe per abbattere i costi della politica?
«Per prima cosa bisogna valorizzare le tante professionalità interne al Comune. Parlando con i lavoratori mi sono reso conto che c’è una grande delusione: in questi anni sono state svilite o ignorate tante persone, sopra le loro teste sono passate decisioni senza che fossero consultati, sono stati imposti dirigenti che non conoscevano le peculiarità dei servizi. Questo proprio perché ci sono state numerose consulenze esterne, in tutti i campi. Così non solo si spegne l’entusiasmo di chi lavora, ma non si danno risposte ai cittadini. Ma c’è anche un’altra urgenza».
Quale?
«La politica deve fare un passo indietro rispetto al governo delle municipalizzate. Bisogna alzare uno steccato, perché la gestione affidata alla politica e non ad esperti ha portato alle perdite che molte società come Sogemi o Milano Sport hanno ogni anno. Bisogna marcare in modo netto i ruoli di chi deve controllare e di chi è controllato. I cda non possono più essere terreno di caccia per i politici che sono in consiglio comunale o essere vissuti come “compensazione” per chi non viene ricandidato. Per questo proporremo una moratoria di tre anni. Penso a una regola ferrea: non solo gli eletti, ma anche gli assessori e i consiglieri che sono stati in carica negli ultimi tempi, non potranno fare parte dei consigli di amministrazione».
Come dovrebbero essere selezionati i nuovi board?
«Sulla base dei curriculum, del merito e con criteri di trasparenza. E bisogna superare anche una situazione che non è più accettabile: oggi soltanto l’11 per cento dei dirigenti è composto da donne».
Pensa alle quote rosa?
«Le quote rose devono essere di fatto, non di diritto. Il principio della rappresentanza deve essere paritario, ma sulla base delle competenze. Ciò si ottiene anche evitando che le donne che hanno esperienza vengano relegate ai soliti assessorati minori».
Quali altri azioni concrete si potrebbero intraprendere per risparmiare sui costi della burocrazia?
«Una riduzione sensibile delle consulenze, per esempio. Secondo studi universitari una macchina comunale che funziona può creare un risparmio di oltre 80 milioni all’anno. Dare concretezza alla proposta della città metropolitana, poi, permetterebbe addirittura di arrivare a 180 milioni in meno. Perché si eviterebbe la duplicazione di enti e strutture».
Vede sprechi evidenti che si potrebbero evitare?
«Credo che il Comune debba puntare sulle aziende strategiche, e su quelle investire. Invece ci sono partecipazioni a società ed enti che non hanno a che vedere con gli interessi dei milanesi. Bisogna ragionare anche sui dividendi generati dalle municipalizzate, infine: nel momento in cui entrano soldi nelle casse del Comune, questi non dovrebbero essere investiti nella spesa corrente, ma per creare sviluppo e per qualcosa che rimanga come ricchezza per la città».
C’è qualche progetto in particolare a cui pensa?
«Vedo due necessità: creare un’agenzia di avviamento e di formazione al lavoro e un accesso al credito per i giovani, che li aiuti a essere autonomi finanziariamente e che permetta loro di aprire attività legate alle nuove tecnologie. In questo caso il Comune potrebbe proporsi come garante attraverso una fidejussone».
Parla di motivare i dipendenti comunali. Ma come si fa?
«Sapendo delegare. Un punto che ritengo indispensabile è la ristrutturazione dei consigli di zona: oggi sono nove e ognuno è una piccola città. Dobbiamo rivedere questa suddivisione rendendo i quartieri più omogenei e trasformandoli in vere municipalità con poteri decisionali e di spesa. Una parte del bilancio, poi, dovrebbe essere partecipato perché solo chi vive in un quartiere ne conosce le priorità».
Tagliare i costi della politica vuol dire anche ridurre gli stipendi di sindaco e assessori?
«C’è già un intervento che ritengo positivo con la diminuzione di assessori e consiglieri comunali. Anche i consigli di zona credo che debbano tornare a un’attività di volontariato politico. Per gli assessorati, poi, si dovrebbero accorpare strutture e competenze: trovo incomprensibile, ad esempio, che se parliamo di moda si divida la parte che riguarda l’evento da quella della formazione e del lavoro».
(05 ottobre 2010)
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