4 mesi fa
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Uno degli aspetti che mi colpisce molto, è il costruire a Milano.

Si cambiano i connotati dei quartieri, certamente nella "ragionevole" pretesa che questi siano miglioramenti e non speculazioni o; per meglio dire, progetti di riqualificazione in questo caso declinata al mitologico Real Estate definito da una certa parte dei cittadini, un vero miracolo a Milano.

Milano è un cantiere aperto, praticamente ovunque si costruisce o demolisce, perciò si definisce una città dinamica, che sa reinventarsi, che ha il coraggio di cambiare anche la dove era forte l’impronta di un senso del vivere morigerato e forse austero, lontano dalla nuova immagine che si è data. Dunque, con la sparizione della nebbia si è dileguata anche la misura del milanese di una volta, quello che immaginavamo noi milanesi airus. Adesso è arrivato il milanese sorridente, modaiolo, a la page, spesso arrembante e lontano dal bauscia che ne definiva i tratti dominanti, sempre a lavurà e mai sorridente, anzi burbero e critico ma pragmatico.

Colpisce l’osare e dare l’altezza come connotato di modernità ed evoluzione, nel solco dell’architettura moderna, in cui si usa il concetto verticale per fare volumetria senza consumare suolo (rientrare nell'investimento). Oggi appare banale se non superato come concetto e così è molto più facile fare un grattacielo che una costruzione a altezze di misura. Tutto giusto, tutto vero e nel rispetto del concetto di skyline al quale tendono un po' tutte le città ambiziose, rincorrendo quella New York lontana anni luce e tutta via stereotipo di modernità anche se quel modello non sia replicabile.

Talvolta si guarda all’architettura della ciminiera, del tubo catodico che tende al cielo, una volta infatti a Milano, lo skyline erano le ciminiere delle periferie, considerate sgraziate e da eliminare nel nome di una città armonica, fatta di attenzione alla misura, all’austerità che oggi sembra essere un controvalore per quella modernità giustificata come una necessità di dare alloggi quando in realtà non c’è chi questi alloggi possa permetterseli, nel contradittorio senso del mercato immobiliare che tende a Dubai, a dare solo a un certo tipo di persone, questa “ville prodige”, in cui il reddito pro-capite oscilla di svariate migliaia di euro al mese, tra il centro e la periferia, dove appunto si costruisce di più, a indirizzo di una gentrificazione che guarda alla classe medio/alta, senza intercettare i veri bisogni della città stessa, fatta di precariato, di uffici in cui lavora la classe medio bassa, a partire dalle scuole, dai tantissimi giovani che vorrebbero mettere su famiglia e via dicendo. Dulcis in fundo, l’investimento con finalità di messa a reddito a costi affittuari folli e irrispettosi anche della dignità umana. Vere e proprie topaie a 1000 euro al mese, tuttavia, a volte di valore intrinseco perché comode per il trasporto pubblico. Immagino si arrivi al concept del loculo, sul quale non oso commentare. D’altra la parte la vita è fuori, e per chi ha giusto bisogno del solo dormire, l’idea delle cellette tipo quelle per le salme in obitorio, risultano geniali (vedi foto in fondo). Sono certo che presto arriveranno (non mi risulta ci siano a Milano), e saranno lanciate come una super figata e lo sono, in quanto alla tecnologia (ricambi d'aria filtrata, argonomia, confort del dormire, ecc.). 

In questi ultimi giorni, noto il progetto della nuova torre direzionale A2A, finalmente un'innovativa forma che ci riporta direttamente agli anni 70 delle ciminiere (non me ne voglia lo studio di architettura che invece si è ispirato al faro). Speriamo che sul top, pensino a installare una bocca dalla quale fuoriesca un po' di vapore acqueo, giusto per dare il tocco finale, questo si sarebbe geniale e vagamente retrò.

Gianluca Gennai

https://www.milanocittastato.it/milano/lacittadeisogni/il-faro-di-milano-il-nuovo-grattacielo-con-giardino-panoramico-e-belvedere-sopra-milano/

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