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10 mesi fa
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E' di questi giorni la kermesse post temporalesca alla quale assistiamo come soggetto passivo.

Certamente tutti noi sappiamo bene che il medioevo è finito con il rinascimento e per essere più precisi tra la Caduta dell’Impero Romano d’Oriente e la scoperta dell’America (1492).

Tuttavia le ere che delineano lo sviluppo dell'intelletto e l’evoluzione umana, non sono segnate dai periodi storici dettati dai cambiamenti epocali evidenziati dagli storici (perché noi studiamo quanto scritto sui libri e convenzionalmente riconosciuto dalla Comunità come dato storico Acquisito).

Tant’è che si notano comportamenti di oggi che non sembrano peregrini rispetto a quelli dei nostri avi, che erano impegnati spesso a regolare la propria vita in base a quanto deciso o semplicemente detto da chi esercitasse un potere (Le Signorie, Il Clero). Eccoci dunque ad essere cittadini in tempi attuali (forse moderni?), dotati d'intelletto rapportato all’evo in cui soggiorniamo o meglio, con la speranza di essere dotati d'intelletto sufficiente a capire come e cosa fare.

In questi giorni di grande paura collettiva in cui Milano è stata messa a dura prova dalla natura, si ripropone il modello classico della voce che si eleva sul popolino, per spiegare cosa si deve pensare e dire per essere accettati e riconosciuti cittadini per lo più giusti, nella misura in cui si dia come acquisito, che anche un sindaco sia all'altezza di sostenere teorie in merito al clima, sia attendibile anche su temi lontani anni luce sia dal ruolo che dal vissuto nonché dallo studiato.
Il primo cittadino, invece di parlare in modo responsabile alla cittadinanza, esprimendo la propria vicinanza e soprattutto dando indicazioni su cosa stia facendo in concreto e su come intende procedere per aiutare chi maggiormente disagiato, coglie l'occasione al volo per fare dichiarazioni sull'eccezionalità di un evento certamente condizionato dal cambiamento climatico, dando per assunto che tale cambiamento sia di origine antropica, dunque, ponendo l'accento in modo implicito, alla correttezza delle operazioni di disurbanizzazione/decarbonizzazione se non desertificazione, messe in atto dalla sua Giunta, dunque incassando una vittoria netta, sia pure momentanea, sui tanti pensanti che invece, prima di dire, cercano conforto da fonti attendibili o semplicemente trovano più consapevole non pronunciarsi ascoltando gli esperti sia pro che contro il pensiero dominante.  

L’eccezionalità resta reale come del resto non lo è la narrazione che va oltre il fenomeno ben noto dell’incontro tra un blocco di aria molto fredda dal nord della Francia e di aria molto calda dal blocco sahariano, purtroppo avvenuto sulla Lombardia centrale e in particolare su Milano.

Poco si dice invece di come Milano si sia trovata davanti a una realtà: la mancanza di condizioni  tutelanti adatte a una area geografica che forse, da qualche anno, si trova con condizioni climatiche cambiate. Le ragioni di questo cambiamento possono essere infinite ma certo diventano irragionevolmente univoche (un perentorio: colpa del cambiamento climatico) per voce, a mio dire, poco cosciente.

Parlerei invece degli alberi che sono caduti, perché sono caduti? Mancanza di manutenzione? Errore durante la messa a dimora? Quali sono le responsabilità? Sono state fatte le prove di trazione previste dalla buona regola di messa a dimora (pulling test) ? Certo non si cerca di mettere in evidenza un certo livello di responsabilità, per la quale entrerebbero in gioco altri fattori anche economici se si definisse un certo livello d’incuria sul patrimonio arboreo soprattutto su quello ai bordi delle strade cittadine.

Aggiungerei alla voce del nostro primo cittadino, quella dei soliti apocalittici ma anche quella dei sempre verdi neo santi, i quali tuonano contro i comportamenti insani dell’uomo contemporaneo, e in sottospecie, milanese, assumendosi come portavoce dell’Apocalisse e dunque di una fine annunciata (pare siamo solo agli inizi).

Infine citerei i ragazzi che oggi si trovano a essere il braccio di menti raffinate, le quali hanno capito come muovere il malessere adolescenziale e giovanile, convogliando la voglia di ribellione nella azioni di protesta per il "climate change", i quali hanno approfittato del contesto per prendersi anche loro una fetta di gloria, attraverso le azioni di blocco delle strade (ci mancavano solo loro), là dove ci sono alberi a terra (certo, in centro, le periferie non fanno notizia).

Trarre una morale da questa vicenda non sembra essere difficile, pertanto mi limito a dire che la morale è che in questi casi, sarei cauto e mi fermerei a riflettere su quanto accaduto, limitandomi a cercare di comprendere quali siano le mie azioni che hanno concorso ai danni. Nel mio caso, scoprendo che forse l'altro giorno ho dimenticato di chiudere le tende del terrazzo.

Gauss: Non è la conoscenza, ma l'atto di imparare…

Gianluca Gennai


avatar Gianluca Gennai 10 mesi fa
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L'evento atmosferico accaduto a Milano una settimana fa è eccezionale. Possiamo fare i fatalisti e pensare che non si poteva fare nulla, ma questo è un ragionamento da cittadino impotente. Una istituzione...
avatar Andrea Giorcelli 10 mesi fa
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Gli alberi vengono già controllati periodicamente, è impossibile prevenire tutte le cadute, soprattutto con eventi eccezionali come questi, poi quando sarebbero state le giornate con vento più forte? E poi come...
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Va benissimo, gli alberi sono già controllati, quelli malati, con funghi o mezzi morti che anche oggi è possibile vedere a Milano sono sicurissimi, ci mancherebbe altro, nessuno mette in dubbio la perizia degli...
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Ammazziamo qualcuno? Magari un bambino? Questa deve essere l'idea in testa a qualche amministratore comunale. A inizio agosto mi ero permesso di sottolineare come molti degli alberi caduti o dei rami...