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Inviato da avatar Philip Grew il 16-12-2023 alle 20:41

No. La risposta è «no». Troppo categorico? La mia umile risposta è «no»...

Ma leggo meglio; noto che la domanda è posta al condizionale: «potrebbe».

Potrebbe, sì, se accolgo la domanda al modo ottativo -- e “non men che saver dubbiar m’aggrata”: debbo pur ammettere che non saccio il futuro, non pretendo di sapere il futuro. Quindi, d’accordo, sì, la cosiddetta ‘intelligenza artificiale’ (cioè i SALAMI) potrebbero magari favorire la partecipazione civica. L’ipotesi più verosimile di questa eventualità a me pare quello alluso testé. I cittadini potrebbero entrare in quella “grande resipiscenza” che da tanto io speranzoso aspetto, rendendosi conto «di essere preda di forze prevaricanti». In un parossismo collettivo di «resistenza al digitale» noi cittadini potremmo unirci ai neo-luddisti d’oltremare e d’oltr’Alpe (i quali stanno navigando a gonfie vele ultimamente). Ci uniamo in un evento metanoetico senza precedente, sommergendo il culto dei tech bros della Silicon Valley e annegando il male radicale cantiano nella nuova noosfera umana.

Utinam.

Sì, sì --qui mi eccito, un secondo sì-- potrebbe contribuire! Scorgo proprio uora uora all’orizzonte Ned Ludd ed Eliezer Yudkowsky alla guida della locomotiva mentre Sam Altman giace sul binario intento a impostare sul suo iPhone 17 Plus Pro Max l’app iTopolino©, un robot che rosicchia la fune che gli lega i polsi alle rotaie in mezzo alle praterie. #colonna sonora: “La Locomotiva” di Guccini#

In effetti, sì, potrebbe contribuire. Infatti, sono sicuro che esiste un universo parallelo nel quale noi cittadini abbiamo fatto ridondare il «no!» nel 1992 quando Microsoft™ ha chiesto il monopolio sulle scrivanie, nel 2004 quando Google® ha promesso a ognuno un gigabyte intero --mirabile dictu-- in cambio del diritto di spiare la posta di tutti i nostri corrispondenti, nel 2006 quando Facebook© ha permesso a chiunque di broccolare le studentesse da una posizione comoda alla propria tastiera in cambio di diventare soggetto del più grande sperimento sociale nella storia della nostra specie, nel 2007 quando Apple®™ ha sedotto il mondo con il computer tascabile, nel 2009 quando WhatsApp™© ha offerto --fuori contratto-- la messaggistica telefonica e il groupware in cambio di declassare noi clienti della compagnia dei telefoni qual eravamo allo stato di sudditi in un regno senza re, servi della gleba digitale (esautorando contestualmente lo Stato). In quel universo parallelo potrebbe contribuire.

In quel universo parallelo noi ex-cittadini non abbiamo comprato i libri dalla Amazon ma abbiamo tutti letto i tomi monitori di Lessig nel 1999, di Carr nel 2009, di Zuboff nel 2019 e di Durand nel 2020, così come abbiamo ascoltato Snowden nel 2013. In quel universo parallelo l’intelligenza collettiva rappresenta una risorsa distribuita; viene custodita nell’azione consensuale locale sul progetto globale di *approcci sistematici agli algoritmi linguistici per l’apprendimento macchina* (SALAMI).

«Sì!» potrebbe sì essere la risposta in un altro scenario, sì, uno che riprende la tripartizione del mondo in ambienti operativi che identificavo durante la traduzione errata il titolo della Zuboff sull’~Imprenditoria dello Spionaggio~. Il terzo ambiente, ciberspazio o infosfera, governava ormai l’antroposfera (ed è questo il significato di quel “ciber”), dicevo. La Terra, il primo ambiente operativo (o “biosfera”, termine che usavo per conglobare geosfera, litosfera, e il microbioma che noi conteniamo mentre esso ci contiene) funge in ultima analisi da supporto fisico per il ciberspazio. Se prendiamo atto che oggi le industrie digitali consumano tre volte l’acqua che serve a una nazione europea, che usano 10% della corrente elettrica prodotta dalla nostra specie producendo il 4% dell’anidride carbonica liberata dalla nostra attività (quasi il doppio del traffico aereo), non è difficile immaginarsi come la Terra possa porre fine ai famelici calcolatori massicci necessari alla cosiddetta intelligenza artificiale. In questo modo l’intelligenza artificiale avrebbe contribuito indirettamente alla partecipazione civica che servirà per l’eventuale ricostituzione della società umana.

La vera truffa dell’intelligenza artificiale è di farci focalizzare un futuro inevitabile per distrarci dal processo in atto di estrazione dell’agentività umana dalla società. E «distillare[...] grandi quantità di intelligenza civica» fa parte dell’estrazione. Il mondo ormai è software. La maggior parte delle persone non ha mai conosciuto software che non fosse studiato a tavolino con il secondo fine di spiare i dati, distrarre la mente e distogliere l’agentività. I sistemi di apprendimento macchina che vengono ora introdotti servono precipuamente ad accaparrare nuovi accoliti per il codice proprietario a discapito del codice aperto Non mi aspetto che sistemi studiati per rafforzare l’asimmetria tra il meccanismo di comando e i partecipanti possano favorire la civicità.

Alla domanda, allora, rispondo «no».

- ph 20231216

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